E’ tornato in Canada Joshua Boyle e la sua famiglia, dopo anni di detenzione in Afghanistan. Con un volo di Stato Americano la famiglia è atterrata a Toronto

La coppia, Joshua Boyle, canadese lui e Caitlan Coleman, americana lei, dice di stare bene, pur essendo rimasti provati da questi 5 anni di prigionia, durante i quali sono nati i loro 4 figli.
Uno di loro, una bambina di cui non si sapeva nemmeno l’esistenza, è stata uccisa dai rapitori, gli uomini di Haqqani, i quali avrebbero anche stuprato la donna.

Il rapimento

Dai racconti della coppia, ancora tutti da verificare, sembra che essi siano partiti nel 2012 per un viaggio in Oriente con zaino in spalla. Hanno attraversato la Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan sino ad arrivare in Afghanistan.
A Wardak, a 40 chilometri dal confine pakistano, Joshua Boyle e Caitlan Coleman sarebbero stati rapiti.

«Hanno ucciso la nostra quarta figlia e hanno violentato mia moglie […]. La stupidità e la cattiveria della rete Haqqani di rapire un pellegrino e sua moglie incinta di vari mesi impegnata nell’assistenza di persone bisognose nelle regioni afghane controllate dai talebani è stata eclissata solo dalla stupidità e cattiveria di autorizzare l’uccisione della mia figlia femmina». Ha affermato Boyle non appena sbarcato, rivelando dettagli inediti del periodo di prigionia.

Nei diversi appelli lanciati dalla coppia durante la detenzione, Joshua Boyle ha più volte chiesto una cooperazione tra il suo paese e il governo di Kabul ai fini della loro liberazione.

Joshua Boyle e la moglie Caitlan Coleman durante uno degli appelli lanciati durante la loro prigionia – Immagine dal Web –

Chi sono gli Haqqani e chi è Joshua Boyle?

Gli Haqqani sono una rete di estremisti islamici, presenti in maniera massiccia nei territori dell’Afghanistan e del Pakistan e considerati un ramo dei talebani.
Negli anni gli Haqqani si sono macchiati di feroci attentati contro eserciti stranieri ma anche contro il governo locale.

Il gruppo di combattenti islamici è molto forte sul territorio nel quale si trova, anche grazie alle strategie economiche e finanziarie messe in atto negli anni. Gli Haqqani non si sono dedicati solo ad attentati o crimini di questo genere anche alla finanza, al commercio di preziosi e alla speculazione.

Ma cosa c’entra Joshua Boyle con gli Haqqani?

Il cittadino 34enne canadese Joshua Boyle è considerato un pacifista con forte avversione nei confronti degli Stati Uniti, soprattutto per la politica (militare) attuata in Medio Oriente. Sembra che la coppia si sia addirittura dedicata ad attività di aiuto umanitario in diversi territori della zona, anche per via dell’interesse di Joshua Boyle per l’Islam.

Questo non vuol dire che l’uomo fosse un terrorista. Sono però innegabili i rapporti che egli ha avuto con quel mondo e che potrebbero essersi rivelati decisivi nel rapimento e nella prigionia sua e della propria famiglia.

Joshua Boyle, inoltre, era stato sposato durante il primo matrimonio con la sorella di un terrorista legato ad Al Qaeda, detenuto nel carcere di Guantanamo. La famiglia della donna, inoltre, era anche stata finanziatrice del gruppo terroristico.

Per tutto questo, la storia del rapimento di Joshua Boyle  e della sua famiglia va analizzata attentamente, destando più di qualche perplessità. Non si può però non gioire per il loro salvataggio.

Sembra che l’uomo non sia voluto salire sul volo americano. Da una parte per le avversità che egli ha più volte manifestato contro gli Usa, dall’altra per il rischio di essere incriminato per i presunti legami con Al-Qaeda.

«I loro interessi (quelli degli Sati Uniti) non sono i miei interessi. Dio ha dato a me e alla mia famiglia una ineguagliabile resilienza e determinazione e permettere che ristagnino per perseguire piaceri personali o comodità mentre c’è ancora nel mondo deliberata e organizzata ingiustizia sarebbe un tradimento di tutto ciò in cui credo».

Con questa frase Joshua Boyle avrebbe risposto ai giornalisti dopo essere arrivato in Canada, alimentando polemiche (legittime), che vanno al di là del rapimento, prigionia e liberazione.

#Metropolitan Magazine Italia 

Di Lorenzo Maria Lucarelli