Se Simon Bolivar ha dato nome alla Bolivia, Juana Azurduy le ha regalato la libertà. Infatti questa donna, nata per farsi suora ma diventata guerrigliera in nome dell’indipendenza, ha cambiato la storia del suo Paese. Dopo due secoli continua ad ispirare le giovani che, nell’America del Sud, vogliono fare la differenza.  

Quando un’altra donna, Mercedes Sosa, nel ‘69 cantava in onore della Azurduy l’omonima canzone, forse non immaginava che le donne ancora a lungo avrebbero dovuto continuare a fare la differenza per sé e per il proprio Paese.  «Lo spagnolo non passerà – diceva il canto – con le donne dovrà combattere, fiore dell’Alto Perù, non c’è nessun altro capitano più coraggioso di te». Oggi, nel 2021, sono proprio le donne a dover scendere in piazza e cantare bendate il canto “Un violador en tu camino”. Un verso dell’inno femminista recita infatti «El estado opresor es un macho violador» (Lo Stato oppressore è un macho stupratore).

Cosa chiedono le donne

L’inno è una denuncia e una preghiera. Dalle piazze di tutta l’America Latina, infatti, si leva alta la richiesta di redistribuzione della ricchezza, equità e progresso. Un grido che si espande come un profumo in tutto il mondo: il progresso deve passare attraverso il riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti per tutti. Come insegna la vita della Azurduy, ogni passo in avanti è frutto di battaglie politico-culturali che affondano le radici nella nostra storia. L’obiettivo resta quello di affermare i diritti individuali e collettivi, questo obiettivo passa anche e soprattutto dal ruolo attivo delle donne nella vita politica e sociale.

La battaglia di oggi in America latina

Le donne dell’America del sud, nel segno di Juana Azurduy, vanno avanti. Hanno infatti da poco ottenuto la legge sull’aborto grazie al movimento di “Non una di meno”. Spetta alla studentessa Altea Vaccaro nel saggio “La sinfonia della protesta” il ruolo di spiegare come sia stata straordinaria la partecipazione delle donne tra i 14 e i 24 anni nelle manifestazioni a favore della legge. Chiarisce la Vaccaro: «Hanno dimostrato la realizzazione dell’interesse pubblico per il diritto all’aborto, sicuramente accresciuto dall’usare la musica in funzione della politicizzazione delle giovani generazioni». Tutto da definire invece il quadro politico ancora frammentato consegnato al Perù dopo il primo turno elettorale di domenica. Nessun partito o coalizione omogenea è capace di rappresentare una maggioranza parlamentare. Inoltre i due candidati alla presidenza sono due personalità controverse: Fujimori e Castillo. Da un lato la Fujimori è candidata di una destra liberista e corrotta. Dall’altro Castillo, uomo di estrema sinistra populista e reazionaria contraria a diritti civili quali il matrimonio tra omosessuali e l’aborto. Macigni non da poco in un’America latina dove le donne, devono continuare la battaglia iniziata da Juana Azurduy due secoli fa e mai sedata: la battaglia per l’uguaglianza.

di Serena Reda