Justine Triet: chi è l’unica donna candidata all’Oscar come miglior regista

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Di Marta Millauro

Ci sono film che non si dimenticano facilmente. Questo titolo ha breve vita, eppure ha già fatto parlare di se in più occasioni. “Anatomia di una caduta” si è guadagnato uno spazio di rilievo nelle kermesse internazionali dedicate al grande schermo ed oggi fa il conto alla rovescia per la notte degli Oscar, sperando di accaparrarsi tutte e cinque la statuette per cui è stato nominato. Tra i vanti riconosciutogli dall’Accademy ci sono sicuramente la regia e la sceneggiatura. Entrambe le cose sono merito di Justine Triet, rivelatasi un mese fa, l’unica donna a concorrere per il titolo di “miglior regista“. Un volto sicuramente nuovo ai più, ma già conosciuto agli addetti di settore per produzioni di nicchia realizzate dal 2004 ad oggi. Scuola francese e tanta voglia di sperimentare svariati generi; dopo il cortometraggio e il documentario, si dedica alla fiction, trovando la giusta misura tra la complessità dei personaggi che mette in scena e l’ambiente in cui la loro storia ha modo di svilupparsi. Oggi, con il suo ultimo lungometraggio, raggiunge la popolarità, ma i riconoscimenti per il suo arguto lavoro non sono mai mancati. Chi è Justine Triet? Scopriamolo insieme.

Justine Triet: l’inizio con il cortometraggio

Classe 1978, Justine Triet si avvicina al mondo del cinema grazie a l‘École nationale supérieure des beaux-art di Parigi. Nel 2003, ancora studentessa, la giovane francese inizia a collaborare con la fotografa Barbara Leisgen, dando vita a “Faites vos jeux“, la prima sua sceneggiatura realizzata a quattro mani con Thomas Levy-Lanse. Finita l’università si da subito da fare, presentando i suoi cortometraggi a diversi festival europei. Tra questi ci sono i “Recontres Internationales Paris/Berlin” a cui Justine presenta “Traverse” e “La biennale d’arte contemporanea di Lione“, dove viene proiettato il suo lavoro del 2006 intitolato “L’amour est un Chien de l’enfer“. Regista e sceneggiatrice, Triet continua a realizzare cortometraggi e l’anno successivo da vita a “Sur place“.

Come le sue due prime opere, anche questa ha un carattere fortemente documentaristico con vocazione sociale e politica. Justine analizza le lotte popolari, il modo in cui la collettività si riunisce per protestare contro i lati oscuri della democrazia. In questo specifico caso, le sua regia si concentra sulle lotte studentesche contro il Contractor première Embauche. Nel 2009 la regista decide di cambiare i luoghi del racconto e si sposta a San Paolo, dove realizza un nuovo documentario breve. Si tratta di “Des ombres dans la maison“. Una storia in cui mancano i fervori francesi contro il governo. Justine si concentra ora su tre persone. Il suo sguardo è più intimo che mai e la condizione socio-politica in cui versa il paese è raccontata dal loro modo di vivere, non dalle proteste di una gruppo. E’ qui che la vocazione documentaristica della donna inizia pian piano ad abbracciare la struttura sintattica della fiction.

Triet e la fiction

Il primo grande riconoscimento arriva nel 2012. Justine realizza la commedia “Vilaine fille, mauvais garçon“. Una storia d’amore tra due persone opposte, ma pur sempre solitarie. La storia convince il Festival Internazionale del Cinema di Berlino ed arriva la prima candidatura all’Orso d’Oro e la vittoria del Prix Uip Berlin. Dalla visione intima di coppia, l’anno successivo Triet ritorna ai grandi temi politici che più l’appassionano con “La Bataille de Solférino“. Un racconto che riprende le storie vicine alle elezioni presidenziali francesi del 2012, quando venne eletto François Hollande. Nel 2016 la donna si guadagna la partecipazione al tanto ambito Festival di Cannes a cui presenta il suo secondo film “Tutti gli uomini di Victoria“.

Da li non ha più abbandonato la riviera francese, tornandoci nel 2019 con “Sybil -labirinti di una donna” e nel vicino 2023 con “Anatomia di una caduta“. Grazie a questo disturbante ed affascinante capolavoro, vince la Palma d’oro per la miglior regia ed inaugura una stagione più che fortunata per quanto riguarda i riconoscimenti. Il dramma con sfumatura thriller ha fatto incetta di statuette al Premio César, confermando Justine miglior regista e miglior sceneggiatrice. Anche agli European Film Awards il suo lavoro è stato premiato con altre 6 vittorie. In ambito internazionale è arrivato anche il Golden Globe per il “Miglior film straniero“. “Anatomia di una caduta” rappresenta l’opera che meglio sintetizza il lavoro fin ora presentato da Triet. E’ un opera progressista che non si dimentica delle donne e che analizza il modo in cui le relazioni intime possano essere percepite dalla società. C’è sempre la politica, anche se non viene mai nominata.

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