Juventus e Napoli come il giorno e la notte, sono l’una il contrario dell’altra. Due squadre con storie diverse ma simili nella caduta e nella rinascita. Due modi opposti di vivere quella che resta la passione italiana per eccellenza.
Differenze sostanziali quella tra Juventus e Napoli, anche e soprattutto, negli uomini simbolo che hanno vestito i loro colori e hanno animato le sfide sul rettangolo verde.
Una rivalità nata negli anni ‘50 che ha avuto il suo culmine nel decennio ’80 e rappresentano gli anni d’oro per la storia del Napoli.
I partenopei cominciano a vincere grazie all’approdo in città di tanti campioni, uno su tutti Diego Armando Maradona, che nel 1987 porta a Napoli il primo scudetto e nel 1990 arriva anche il secondo.
Gli anni novanta invece sono quelli del declino per il club azzurro. La Juventus continua quasi indisturbata le sue corse verso le vittorie, grazie anche ad un ragazzino che muove i primi passi in prima squadra e che scriverà pagine importanti nella storia del calcio italiano: Alessandro Del Piero.
Con l’arrivo di De Laurentiis il Napoli risorge dalle ceneri della C1. Ritrova la rivalità con il club bianconero nel campionato di Serie B del 2006/2007 condiviso coi torinesi, post scandalo Calciopoli, fino ad arrivare ad oggi alla lotta per lo scudetto 2019/2020. Dopo anni, il loro antagonismo è la storia del calcio italiano.
Insomma la sfida Juventus-Napoli ha avuto sempre qualcosa di speciale.
MARADONA E DEL PIERO
Sono tanti i campioni che si sono affrontati vestendo la casacca bianconera e quella azzurra, ma forse i due numeri 10 che sono più rimasti nei cuori dei tifosi per attaccamento alla maglia e trofei vinti sono proprio Diego Armando Maradona ed Alex Del Piero.
Due capitani che hanno scritto la storia di Juventus e Napoli, due artisti del pallone, tanto simili per ciò che hanno rappresentato per i loro club e per il calcio, tanto diversi nella sfera privata e nella vita personale.
DEL PIERO E LA JUVENTUS, TRA GIOIE E DOLORI
La Juventus e Del Piero si sono accompagnati, mano nella mano, tra gioie e dolori. Tra la Champions vinta a Roma e quelle perse a Monaco, Manchester e ad Amsterdam, tra la rete che vale un intercontinentale e il purgatorio della Serie B.
Il dieci bianconero, quello che è stato di Sivori e di Platini, è diventato il suo e lo è stato per quindici anni. In Italia come nel mondo il Pinturicchio ha rappresentato per quasi vent’anni la squadra bianconera e, più in generale, il calcio italiano.
La sua classe, le sue giocate, hanno superato ogni confine. Ha ricevuto standing ovation negli stadi più importanti del mondo. Il calcio è così, si vince o si perde, eppure i campioni si amano a prescindere dai colori.
E anche chi non riesce a superare il senso di appartenenza di Del Piero ai colori bianconeri non può comunque dimenticarlo con la maglia della Nazionale.
Al mondiale del 2006 Del Piero, assieme ai suoi compagni, entra definitivamente nel cuore di ogni tifoso di calcio in Italia. La sua rete in contropiede contro la Germania è la liberazione da un angoscia durata sei anni, dopo il suo errore in finale contro la Francia ad Euro2000. Andiamo a Berlino e torniamo da campioni del mondo.
Eleganza è la parola che meglio descrive Del Piero, l’eleganza che si è portato dietro dentro e fuori dal campo. Mai una polemica, un’alzata di voce, neanche davanti a un palmares che in teoria glielo avrebbe potuto permettere.
Del Piero è sempre stato così, un 10 di poche parole. Ma comunque un leader, seppur silenzioso.
MARADONA E IL NAPOLI, UN INTENSA STORIA D’AMORE
Diego Armando Maradona è l’emblema del calcio partenopeo, vissuto quasi come ragione di vita, nel quale tanti napoletani hanno riversato sogni, speranze.
Una passione viva, quello che lega Napoli a Diego Armando Maradona che comincia nell’ormai lontano 1984. All’epoca il 24enne Maradona è la giovane stella del Barcellona, il Napoli invece ha appena chiuso il campionato 1983-84 al dodicesimo posto.
Dopo un lunga e complicata trattativa ai blaugrana vanno l’equivalente di 13,5 miliardi di lire. Il Napoli porta a casa il miglior giocatore di quegli anni e, secondo molti, della storia del calcio.
Maradona proietta il Napoli in un’altra dimensione. Arrivano due storici scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Dentro e fuori dal campo, la città è ai suoi piedi, pronta ad esaltarlo e a perdonargli ogni suo eccesso.
Tra i grandi successi del diez argentino c’è anche il Mondiale in Messico del 1986. Il Pibe de oro trascina la Selecciòn alla conquista della Coppa del Mondo, segna complessivamente cinque reti (e fornisce cinque assist) ed è premiato quale miglior giocatore della rassegna.
In più, nei quarti di finale con l’Inghilterra realizza la rete passata alla storia come quella della Mano de Dios, uno “sberleffo” che ancora oggi il calcio non ha dimenticato. Dopo pochi minuti, invece, realizza il gol-capolavoro.
Una serpentina che lo vede partire da centrocampo, dribblare mezza squadra avversaria e poi depositare la palla in rete. Un gol che sarà poi votato da una giuria di esperti come il più bello della storia del calcio. Infine guida praticamente da solo l’Argentina fino al trionfo contro la Germania Ovest per 3-2 nella finale mondiale.
L’ennesima riprova della sua grande leadership in campo, questa volta con la maglia della sua nazionale.
Diego Armando Maradona è un icona vivente. Più di Pelé, più di qualsiasi altro fuoriclasse degli anni Duemila, rappresenta una storia che per tanti è l’emblema del riscatto sociale.
Ambasciatore politico dalla Mano de Dios rivendicata come vendetta per le Falkland. Maradona è un rivoluzionario, una figura anarchica simbolo di riscatto dei deboli, un’immagine collettiva popolare mondiale grazie alla musica, alle migliaia di graffiti sparsi in tutto il mondo, alle mostre dedicate, al cinema, arti popolari per eccellenza.
LA PARTITA DI STASERA
Juventus-Napoli è stata sfida di questi due grandi campioni del gioco del calcio, una partita entusiasmante, piena di passato e grandi rivalità.
Oggi sono cambiati i protagonisti, è cambiata la storia, ma non la grande carica di emotività che questo match si porta appresso ogni anno. Viva il calcio, che vinca il migliore.
Pagina Facebook Metropolitan Magazine Italia
Account Twitter ufficiale Metropolitan Magazine Italia