Kamala Harris, è diventata vice-presidente, il 7 novembre del 2020, vincendo le elezioni insieme a Joe Biden. L’entusiasmo è ancora alle stelle: la prima vice-presidente donna e non bianca. La figura perfetta per inaugurare una nuova era post-Trump, di cui siamo tutti/e grati/e.

Siamo sicuri/e, però, che basti essere donna e di origine asiatica, per diventare una paladina delle minoranze e un’icona femminista? Noi di BRAVE abbiamo deciso di raccontare alcuni degli aspetti problematici di Harris, per quanto riguarda il sexwork e i diritti delle donne transgender.

Kamala Harris: <Decriminalizzare il sexwork? Ridicolo>

Nel 2008 chiesero a Kamala Harris un’opinione riguardo la Proposition K, una misura che voleva decriminalizzare il sexwork. Lei si oppose fortemente a questa proposta, e la definì ridicola.

la proposta è nata da anni di difesa e ricerca. Ciò includeva uno studio dell’Università della California di San Francisco che ha rilevato che 1 su 7 delle oltre 200 lavoratrici del sesso con sede a San Francisco intervistate era stata minacciata di arresto da agenti di polizia. A meno che non si fossero concesse sessualmente.

Proprio in quegli anni, la Harris era la procuratrice distrettuale della polizia di San Francisco.

Kamala Harris ha inoltre supportato la legge FOSTA/SESTA, che ha censurato tutti i siti dove lavoravano le sex worker. La legge era nata per prevenire il traffico di esseri umani e la pedopornografia, ma di fatto ha tolto alle prostitute un luogo di lavoro sicuro

Nel 2019, in un’intervista per The Root, Kamala ritrattò le sue posizioni sul sexwork. Affermò di voler criminalizzare solo i clienti, adottando quello che viene chiamato il Nordic Model. La giornalista Gira Grant ha però spiegato che questo modello rende in ogni caso il sexwork qualcosa da nascondere e quindi poco sicuro.

Il caso Norsworthy

Nel 2015, Kamala Harris era procuratore generale della California, e supportò le decisioni riguardanti il caso Norsworthy. Michelle Norsworthy, è stata tra le prime donne transgender a battersi per ottenere la terapia ormonale e il cambio di sesso, anche per chi (come lei) si trovasse in carcere. Kamala Harris all’epoca si dimostrò contraria a tutto ciò, affermando che non si trattava di un’operazione urgente.

“Norsworthy has been treated for gender dysphoria for over 20 years, and there is no indication that her condition has somehow worsened to the point where she must obtain sex-reassignment surgery now rather than waiting until this case produces a final judgment on the merits.”

(Norsworthy è da più di 20 anni in cura per la disforia di genere, e non sembra in alcun modo peggiorata al punto di dover ottenre urgentemente un’operazione di cambio del sesso adesso, invece di aspettare le sorti del processo)

Nonostante ciò, la coppia Biden-Harris è stata acclamata moltissimo anche dalla comunità LGBTQ+. Infatti, Biden ha citato esplicitamente anche gay, omosessuali e transessuali, nel suo proclamarsi  “il presidente di tutti”.

In conclusione

Abbiamo deciso di fare questo breve excursus per evidenziare come essere una donna di potere e avere un’ideologia femminista, non sempre coincidono Kamala Harris sembra aver messo più volte al primo posto il potere, prendendo la parte della polizia o negando le cura a una donna transessuale, a seconda di come le conveniva. Prendere le parti del più forte, è la cosa meno femminista che si possa fare, anche se si è donna.