Khashoggi: Trump revoca 21 visti ai sauditi coinvolti

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Di Redazione Metropolitan

Sembra sempre più chiara la sorte toccata a Jamal Khashoggi, giornalista saudita dissidente scomparso lo scorso 2 Ottobre a Istanbul. Entrato nel consolato di Ryad, il giornalista non ne è più uscito. Khashoggi viveva negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del Principe Mohammed Bin Salman. Secondo indiscrezioni la polizia turca sarebbe in possesso di file audio che proverebbero l’uccisione del giornalista.

Il Principe Salman (Foto dal web)

A compiere questo gesto sarebbero stati membri dell intelligence saudita giunti ad Istanbul la mattina del 2 Ottobre. Khashoggi si era recato nella sede diplomatica per richiedere un certificato di stato civile per portare all’altare la sua compagna turca. Il 3 Ottobre il Washington Post denuncia la scomparsa e la fidanzata di Khashoggi si accampa fuori dal consolato. La prima risposta di Ryad è che il giornalista sia uscito dalla sede diplomatica. Le televisioni turche iniziano a far circolare i video che ritraggono 15 sauditi giunti in Turchia la mattina del 2 Ottobre e ripartiti la sera stessa. Dall’analisi dei volti emerge la presenza di alti gradi dell’esercito vicini a Bin Salman, oltre che un medico saudita esperto di autopsie. Prende quota dunque l’ipotesi di un omicidio.

Dal canto suo il principe in un intervista a Bloomberg si era reso disponibile ad una perquisizione del consolato da parte dei turchi. Perquisizione che avverrà nella notte del 15 Ottobre, ben 13 giorni dopo la scomparsa di Khashoggi. Inutile soffermarsi sull’utilità di una perquisizione avvenuta con queste tempistiche.

Dopo un iniziale indifferenza della Casa Bianca sulla questione, il 13 Ottobre Trump dichiara che qualora il coinvolgimento si Ryad fosse provato ci sarebbero pene severe. Simultaneamente manda il suo Segretario di Stato Pompeo in Arabia Saudita e ad Ankara. Il caso ha scatenato un terremoto anche tra la famiglia reale saudita. Appare sempre più evidente che il Principe Mohammed Bin Salman abbia agito di sua iniziativa, avvalendosi dei suoi collaboratori più fidati. Un’iniziativa che non è piaciuta al Re Salman, anziano e malato.

In questi frangenti è proprio il vecchio re a gestire la situazione, ammettendo che Khashoggi potrebbe essere stato ucciso da “cani sciolti” che non rispondevano alla casa reale. Ieri per la prima volta il Presidente Trump ha reagito duramente sul tema. Sono stati revocati 21 visti ad altrettanti cittadini sauditi coinvolti nella vicenda. Erdogan chiede che sia reso pubblico il luogo della sepoltura del giornalista, sarebbero solo indiscrezioni non fondate quelle secondo cui il cadavere sarebbe già stato ritrovato. La cosa certa è che Khahoggi sia morto in quel consolato. Vittima di un Principe che il mondo occidentale ha salutato come un innovatore, capace di portare una ventata di aria fresca nell’immobile monarchia saudita. La dimostrazione vivente che il nuovo non è sempre meglio.

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