In questo giorno (12 settembre 1958) Jack St. Clair Kilby annunciava l’invenzione della prima versione del microchip, il cuore e mente dell’elettronica moderna che ha aperto la via a tutti quei dispositivi portatili che ci aiutano nel quotidiano.
Kilby e il microchip
Il primo passo per l’invenzione risale al 1958 (11 anni dopo l’invenzione del transistor). Jack Kilby, un ingegnere appena assunto alla Texas Instruments, riuscì a installare su una piastrina di silicio transistor, resistori, diodi, condensatori, ottenendo il chip. Una stanza in tasca. Per avere un’idea del valore di questa invenzione basti pensare che i circuiti che permettevano il funzionamento del primo calcolatore elettronico occupavano un’intera stanza. Le stesse prestazioni ora vengono svolte dalle calcolatrici tascabili. Successivamente, nel 1971, tre ingegneri elettronici dell’Intel, tra i quali l’italiano Federico Faggin, misero a punto il microchip, un supercircuito integrato che riuniva in un unico oggetto le funzioni di diversi chip. Si trattava di una scaglia di 4 per 3 millimetri che conteneva 2.250 transistor, programmabile per svolgere tutte le operazioni aritmetiche, logiche e di controllo necessarie a un computer, ma anche a una scheda telefonica o a un elettrodomestico.
Nobel per la Fisica
Era una forma rudimentale in seguito perfezionata da Robert Noyce (cofondatore dell’Intel), che sostituì il germanio con il silicio (un semimetallo e un semiconduttore tetravalente). Lo stesso Noyce contestò a Kilby la paternità dell’invenzione del microchip, dando inizio a una lunga diatriba. La scienza ufficiale premiò, però, le ricerche di Kilby, assegnandogli nel 2000 il Nobel per la Fisica.
“Credo di aver pensato che sarebbe stato importante per l’elettronica come la conoscevamo allora, ma era un business molto più semplice e l’elettronica era soprattutto radio, televisione ed i primi computer.“
Jack Kilby
Sara Marchioni
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