
Non è passata neanche una settimana dall’omicidio di Sarah Everard da parte di un poliziotto, e dalla violenta repressione di alcune veglie e proteste successive. Ma il Regno Unito sembra essere ostinatamente determinato a peggiorare la situazione. Il 16 Marzo, infatti, un disegno di legge ha superato il primo voto (359 a favore, 263 contrari) che conta ben 307 pagine. La legge si inserisce nel piano del governo per “rendere le strade più sicure”, con tutte le implicazioni che ci possiamo immaginare da una maggioranza di destra.
La legge andrà ad inasprire in modo preoccupante le già amare condizioni del sistema giudiziario britannico. Per esempio, allungando le sentenze massime e riducendo le possibilità di rilascio anticipato. Poi, chiunque sia statə precedentemente condannatə per crimini da strada potrà essere fermatə e perquisitə senza motivo o sospetto alcuno. Inoltre, l’introduzione di una nuova offesa criminale di violazione di domicilio, e ulteriori clausole contro “accampamenti non autorizzati”, fanno temere per la sicurezza delle varie comunità nomadi, senzatetto o Rom. La parte più preoccupante, però, e quella che ha suscitato più scalpore, è la sezione della legge contro le proteste.

Diritto alle proteste: cosa cambia con la nuova legge
Al momento, la polizia può imporre restrizioni sulle proteste solo e soltanto se queste costituiscano un serio disturbo al pubblico, o serio rischio danni alle proprietà. Adesso, invece, basterà un “serio fastidio”, o “disagi” alle attività di organizzazioni circostanti, o “un impatto di rilievo su persone nelle vicinanze”. Se la nuova legge dovesse passare senza emendamenti, la polizia potrebbe non solo decidere l’orario di inizio e fine della protesta, ma anche imporre dei limiti di rumore. Queste regole si applicherebbero anche a proteste di un solo manifestante. In sostanza, un paio di lamentele dalle attività del vicinato potrebbero bastare perché la polizia dichiari una protesta arbitrariamente illegale.
Ancora più preoccupante è che, finora, la polizia poteva processare i manifestanti che non seguivano le loro istruzioni solo dopo aver dimostrato che lo facessero consapevolmente. Da ora in poi, invece, sarà sufficiente dichiarare che i partecipanti “avrebbero dovuto sapere” quali fossero i dettami della polizia per qualsiasi protesta, anche in mancanza di un ordine diretto. Dietro pena di una multa fino alle 2500 sterline. E se invece si buttasse giù una statua (com’è successo quest’estate, durante le rivolte per George Floyd), la pena arriverebbe fino ai 10 anni di reclusione.
Queste porzioni della legge nascono dalle proteste di Extinction Rebellion nell’estate 2019, e da quelle di Black Lives Matter l’estate scorsa. È da allora, infatti, che il capo della polizia metropolitana londinese, Cressida Dick, discute con il governo della possibilità di aumentare i poteri della polizia. Soprattutto in risposta a “proteste non primariamente violente”, che però vogliano “interrompere le attività della città”. Fonti anonime dal Ministero degli Interni avrebbero fatto diretto riferimento agli “eco-crociati” che “minacciano lo stile di vita dei cittadini comuni”, con i loro pericolosissimi sit-in in metropolitana.
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