In occasione della festa dei Lavoratori e della celebrazione dei 75 anni della nazione, il leader nord coreano si commuove durante il discorso ufficiale.
Un Kim Jong Un provato
Pyongyang, 10 ottobre 2020, ha celebrato i 75 anni del Partito dei Lavoratori, ricorrenza significativa per la Corea del Nord dove solitamente si da sfoggio all'”artiglieria pesante”: esercito schierato, rappresentanti e funzionari nei loro abiti scuri e la folla immobile ma trepidante, tutti in attesa del discorso del leader, Kim Jong Un, alla nazione. Il 2020 è una data da ricordare, non solo per l’importante anniversario ma anche per l’anno della pandemia di Covid 19. Un avvenimento che ha scalfito l’intero globo e che neanche il rappresentante dello Stato eremita asiatico ha lasciato indifferente.
“La nostra gente ha riposto fiducia in me, alta come il cielo e profonda come il mare, ma non sono riuscito a essere sempre all’altezza in modo soddisfacente. Mi dispiace davvero per questo” si è scusato il leader politico mostrandosi in lacrime, provato, dispiaciuto, preoccupato e con una voce rotta dall’emozione. Poi, Kim ha aggiunto: “Grazie, l’unica sincera parola che mi sento di rivolgere alla nostra gente“.
Un discorso che ha fatto breccia nei cuori di ferro dei nord coreani. Donne in choson e in tenuta militare, uomini d’armi con gli elmetti o abbigliati tradizionalmente tutti, rigorosamente, con le lacrime agli occhi. Un popolo commosso dalla sofferenza del proprio leader.
Le tre grandi difficoltà
Il capo dello stato nord coreano, durante il suo discorso, ha messo in luce le criticità che sta affrontando il suo popolo e la volontà di portare la nazione fuori dalla crisi, riassumendo le cause di tale disagio in tre punti: la pandemia di Covid 19, le sanzioni internazionali ed i disastri naturali.
Kim Jong Un, in occasione della festa dei Lavoratori, ha espresso gratitudine nei confronti del popolo fedele, esternando l’impossibilità di riuscire a migliorare le condizioni di vita della sua gente così devota. Inoltre, l’uomo si è dimostrato solidale con i paesi che stanno combattendo in prima linea la pandemia di Coronavirus: “Approfittando di questa opportunità, offro la mia più sincera vicinanza a quanti nel mondo stanno ancora combattendo la malattia causata dal virus maligno, e spero dal profondo del mio cuore che la salute, la felicità e il sorriso di tutte le persone siano garantite” ha dichiarato.
“La Corea del Nord è più isolata che mai”
Il leader è apparso ai media internazionali con una nuova veste: compassionevole e aperto al mondo. Un atteggiamento totalmente diverso rispetto a come si mostrava qualche mese fa, mentre presentava il nuovo missile intercontinentale sfilando in alta uniforme.
Ricordiamo, però, che Kim Jong Un, nei mesi passati è stato molto malato ed alcune indiscrezioni di stampa hanno anche pensato che fosse morto. Come ha affermato Will Ripley, corrispondente della Cnn: “Kim Jong-un che singhiozza in piedi sul podio mentre piange ringraziando la sua gente, il suo partito e le forze armate indica quanto sia difficile la situazione attuale in Nord Corea, che è più isolata che mai”. Quindi, il giornalista ha espresso un’ipotesi sulla ragione delle scuse in pubblica piazza che ha espresso il leader: “Il 2020 è stato un anno difficile per tutti nel mondo, specialmente per un paese come la Corea del Nord che ha risorse così limitate. Il paese ha sostanzialmente sigillato i suoi confini da gennaio, il che significa che tutte le merci su cui fanno affidamento dalla Cina non sono arrivate. Aggiungete, in più, i disastri naturali, le grandi inondazioni e i tifoni“.
Il capo di Stato, durante il suo discorso, ha anche ribadito che nessun caso di Covid 19 ha raggiunto la Corea del Nord. Una forte consapevolezza che mostra, talvolta, l’altra faccia della medaglia: le lacrime e le scuse pubbliche sono sintomo di estrema pressione per la sua leadership. Sembra che Kim, per la seconda volta in sole due settimane, abbia chiesto perdono in pubblico in occasione della morte di un cittadino del Sud in acque nordcoreane. Un comportamento antitetico rispetto all’impronta che diede suo nonno, Kim Il Sung, fondatore della dittatura e del culto della personalità, valore fondamentale del regime. E se l’umiltà di Kim sia un chiaro segno di cambiamento di propaganda?
Chiara Bigiotti