Klimt Gustav nasceva a Vienna il 14 luglio 1862, oggi le sue opere del periodo aureo mantengono tutta l’elegante seduzione che deriva dall’ipnotico fondo oro e dalle fatali donne da lui ritratte, in particolare Giuditta I, Il Bacio ed Il ritratto di Adele Block Bauer.
Gustave Klimt
L’arte di Klimt va di pari passo con la storia della Secessione viennese. Con il termine Secessione si intendono quei movimenti artistici, nati a fine ’800, che volevano esprimere uno stile che si distaccasse dalle accademie. Di fatto con la Secessione nascerà l’Art Nouveau. La Vienna idei suoi tempi era una delle capitali europee più raffinate e colte. Ma era un mondo che stava per sparire, consapevole della sua prossima fine. Ed effettivamente la prima guerra mondiale causo la fine dell’Impero Austro-Ungarico. Questa coscienza della fine pone la fase di formazione di Klimt nell’ambito della pittura simbolista.
Sarà forse il suo viaggio a Ravenna e l’epifania dei meravigliosi mosaici di Arte Bizantina ad ispiratore il nuovo stile proposto da Klimt nel suo periodo aureo.
Già dal 1901 il suo stile cambia. I due viaggi compiuti a Ravenna nel 1903 diedero a Klimt ulteriori stimoli nella direzione aurea. Da quel momento l’oro diventerà il suo canone espressivo, fornendo la trama principale dei suoi quadri.
Il periodo aureo di Klimt durerà meno di dieci anni. Al quadro Giuditta II nel 1909 seguirà un periodo di crisi dell’artista. Il suo stile avrà una trasformazione. Nei suoi quadri il colore diventerà acceso e violento. Klimt sarà influenzato dalla pittura espressionista attraverso l’attività dei suoi allievi, in particolare Egon Schiele. Spariranno l’oro e le eleganti linee liberty che con il loro fantastico scintillio e il nascosto simbolismo ancora oggi seducono chi posa lo sguardo sui capolavori del periodo aureo.
Giuditta
Giuditta I è considerata la prima opera del periodo aureo. Da questo qui in poi l’oro diviene lo stile più famoso di Klimt. Il soggetto è tratto dalla storia di Giuditta narrata nella bibbia. Giuditta taglia la testa del generale Oloferne per vincere l’assedio in cui era tenuta la sua città. La storia è metafora del potere di seduzione delle donne. Anche qui, in chiave simbolista, la donna è fatale, è espressione dell’eros che confonde i confini tra amore e morte. Klimt rinnova il mito della donna fatale, ponendola al centro delle sue opere. Mentre la figura di Giuditta, di grande presenza erotica, occupa quasi tutta l’opera la testa di Oloferne appare appena in parte. Con ispirazione neogotica Klimt fonde figura e decorazione astratta. Il viso di Giuditta è probabilmente quello di Adele Bloch-Bauer, esponente dell’alta società viennese, della quale Klimt eseguirà due ritratti.
Il Bacio
L’elegante erotismo che trapela dall’opera Il bacio ne fa probabilmente il quadro più famoso di Gustav Klimt. Questa è l’opera che meglio sintetizza tutta la sua poetica. Le figure sono due: un uomo ed una donna inginocchiati nell’atto di abbracciarsi. Sembrano in bilico su un precipizio li dove il prato ricco di fiori colorati finisce. L’oro del fondo annulla la profondità spaziale, l’uomo e la donna si trovano in un altrove bidimensionale. Le uniche parti del quadro definite in modo naturalistico sono il volto, le mani e le gambe della donna. Il resto è coperto da tessuto riccamente decorato con disegni geometrici diversi tra l’ uomo e donna, che esprimono la differenza simbolica tra i due sessi. L’espressione estatica del volto della donna dà al quadro una grande sensualità.
Adele Block Bauer
L’oro, simbolo di quanto l’uomo considera più prezioso, in Klimt diventa simbolo anche dell’amore, il sentimento più prezioso per l’umanità. Ecco allora che gli sfondi dorati delle opere di Klimt più famose non sono solo la scenografia di una gioia di vivere ma anche il prezioso simbolo del più profondo dei sentimenti umani. Il ritratto di Adele Block Bauer è il dipinto che forse mostra lo sfondo dorato più esteso di tutta la produzione di Klimt. Il quadro è il ritratto della bella moglie dell’industriale Bloch. La donna è in piedi e indossa un ricco vestito dorato nelle cui decorazioni ricorre l’occhio egizio, simbolo di Ra il sole. Tale ritratto fu oggetto di requisizione nazista e, alla fine della guerra, anche oggetto di disputa tra Stato ed l’erede della famiglia. La vicenda è narrata nel film Women in Gold del 2015.