L’Abc dell’attore in quattro micro lezioni per sbirciare dietro il palco e conoscere le tecniche di base a partire dallo studio del personaggio
“Inizio a studiare una parte, prima la copio tre, quattro, cinque volte, poi la studio a memoria, come facevo a scuola. Poi comincio a plasmare da me e per me il mio personaggio: quando sono riuscito a contenere me, allora inizia il duello”.
Parole scritte dall’attore Giovanni Emanuel il 12 gennaio 1887 in una lettera indirizzata al Direttore del Fieramosca di Firenze. Prosegue dicendo che la prima impressione che prova davanti a una parte è la paura, poi la sfiducia, in un tira e molla continuo, indeciso se lasciar perdere o far sì che questo terrore lo attraversi, come una forte corrente elettrica, per poi attaccarlo e vincerlo.
Tanto che una volta vinto il nemico lui diventa “freddo e calcolatore come un giudice”. Questa lotta, continua, per alcune rappresentazioni, è durata anni, anche pochi attimi prima di andare in scena. La ricetta per interpretare bene, in fondo, secondo lui, è semplicissima.
Intanto imparare a memoria fino allo sfinimento, immedesimarsi nelle condizioni in cui vive ed entrare nella sua vita con cuore e mente, provare a immedesimarsi nella sua situazione, comprenderne pathos e azioni, anche se non li comprendiamo perché contrari al nostro modo di essere.
“Sentite la sua passione come la sentireste voi se vi trovaste al suo posto: provate cinque, sei, sette volte quella parte alla mattina come pensate di farla alla sera… e la creazione è fatta”. Il mestiere dell’attore nel 19esimo secolo era impegnativo, proprio come oggi.
Il bravo attore si può formare solo attraverso lo studio e la costanza nel tenersi allenato.Pensare di poter acquisire le tecniche, diventare bravo e poter vivere di rendita, è impensabile, al di là che si sia più o meno portati per recitare.Lo stesso uso corretto della voce e della pronuncia, ad esempio, dopo un periodo di pausa, ne risente.
A proposito di questa, giusto alcune dritte, che possono sempre far comodo, anche a chi non ha intenzione di seguire un corso di recitazione: esercitarsi a leggere un brano aggiungendo la lettera t alla fine di ogni parola, aiuta a non mangiarsi le parole; ridere il più a lungo possibile utilizzando di volta in volta le diverse vocali (a, e, i, o, u). Vedrete che non è così facile e automatico come sembra e il tipo di risate cambia connotati tutte le volte.
Pronuncia corretta, impostazione della voce, attenzione alla musica e al movimento, studio del testo che si deve rappresentare e della psicologia del personaggio che viene assegnato. Così l’attore sarà tecnicamente preparato per potere essere un buon interprete. Un lavoro da affrontare con la consapevolezza di imparare giorno dopo giorno con umiltà, la sola a permettergli di andare avanti e raggiungere obiettivi.
Alessandra Casanova
Anna Cavallo