La premier inglese Theresa May ha chiarito con un discorso alquanto generico che i rapporti tra l’Inghilterra e l’Unione Europea rimarranno saldi: i cittadini dell’Ue che si trovano in Gran Bretagna, anche gli italiani, non devono temere alcuna ripercussione post Brexit

Per tutti gli italiani che si trovano in Inghlterra a lavorare c’è da stare tranquilli. E’ questo il succo del discorso che la premier Theresa May ha tenuto ieri nel complesso di Santa Maria Novella a Firenze.
«Voglio reiterare a tutti gli italiani e ai cittadini Ue che vivono nel regno Unito che vogliamo che restiate, siete preziosi per noi e vi ringraziamo per il vostro contributo […] La Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Ue – ma – vogliamo essere i migliori partner dell’Ue».

Con il discorso di ieri Theresa May ha cercato di fare il punto sullo stato di avanzamento del processo di uscita dall’Ue dell’Inghilterra a seguito della Brexit, chiarendo alcuni punti fino ad ora rimasti nell’ombra e adottando un comportamento più amichevole rispetto al passato.

I tanti italiani che negli ultimi anni sono emigrati in Inghilterra in cerca di una vita e un lavoro migliore (rigorosamente con contratto) non hanno da temere in quanto l’Inghilterra continuerà ad adottare lo stesso comportamento con tutti i cittadini dell’Unione Europea che, seppur formalmente abbandonata, continuerà a rappresentare un modello a cui guardare, un partner con cui collaborare, un alleato di cui potersi fidare.
«Vogliamo essere i migliori partner dell’Ue […] Noi non voltiamo le spalle all’Europa» – ha detto Theresa May. Piuttosto l’obiettivo è quello di ritrattare i rapporti con l’Ue chiarendo quale sarà il futuro dell’Inghilterra: non ci sarà un accordo “alla svizzera” (che fa parte dell’Enea, l’Area economica europea, di fatto però senza acun diritto di voto), nè un accordo “alla canadese” (che con il recente trattato CETA, proprio da ieri in vigore, ha previsto una semplificazione dei rapporti economici tra l’Unione Europea e il Canada, facilitando l’import ed export di beni e servizi).

La premier inglese Theresa May ieri a Firenze nel complesso di Santa Maria Novella

Invece, la Gran Bretagna «vuole camminare mano nella mano con l’Unione europea, piuttosto che farne parte» – ha affermato Theresa Mya, rispettandone i vincoli così come sarà previsto dagli accordi di uscita, cercando sempre di ispirarsi e uniformarsi all’ordinamento legislativo europeo e anche di guardare e quando possibile rispettare la giurisprudenza della Corte Europea.
Tutto questo a partire dal 29 marzo 2019, giorno che segnerà formalmente l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue.

Theresa May ha però avanzato l’idea di avere due anni in più per riuscire ad applicare le intese che sino a tale data saranno oggetto di studio e che serviranno a regolare i rapporti post Brexit tra la Gran Bretagna e l’Ue, forse conscia di quanto saranno difficili i prossimi anni e preoccupata di non riuscire a tutelare pienamente gli interessi dei suoi cittadini. In questo modo Theresa May rinvia forse la Brexit al 2021.

L’hanno presa bene ai piani alti di Bruxelles, negli ultimi mesi abituati ad un approccio più scontroso e inamichevole della premier inglese; il capo negoziatore Michel Barnier ha giudicato il discorso “costruttivo”.
Non sono dello stesso parere molti inglesi che avevano sperano in una Brexit decisa e veloce, resa invece più soft dalle parole e concessioni affermate ieri da Theresa May e che ora gridano al tradimento.

Nei prossimi mesi l’Ue e la Gran Bretagna saranno impegnati a concludere tutta la serie di accordi che regoleranno i rapporti tra le due entità dopo il 29 marzo 2019: anche se le parole della May sono state confortanti bisognerà aspettarsi che sia l’Ue che l’Inghilterra potrebbero tornare ai ferri corti per riuscire a regolare pienamente la totalità dei reciproci interessi, senza sconti di sorta. 

Lorenzo Maria Lucarelli