Oggi, ormai, i termini “bufala” e “fake news” si sentono quotidianamente, ma questo non vuol dire che, in passato, non ci siano stati episodi tali degni di nota e la burla di Fortsas è uno di questi.

Quante volte noi stessi abbiamo trattato piu’ volte delle bufale: qui un tipico esempio di debunking effettuato ‘ai danni’ di una (triste) bufala che spopola oramai da anni.
Certo, al giorno d’oggi e sapendo come e dove cercare (evitando quindi siti di evidente caratura infima) sbugiardare una bufala e’ relativamente semplice anche per un non addetto ai lavori. Purtroppo non si poteva dire lo stesso nella prima meta’ del 1800; e’ proprio in questo substrato culturale che nasce la burla di Fortsas.

La burla di Fortsas

Siamo nel 1840, nella cittadina di Binche, in Belgio: il conte di Fortsas, Jean Népomucène Auguste Pichauld, è morto il primo settembre 1939 e i suoi eredi decidono di vendere all’asta i libri della sua collezione, visto che non avevano interesse per il collezionismo librario.

Vengono contattati librai, bibliotecari e collezionisti di libri rari di tutta Europa, che si ritrovano per le mani un catalogo che descrive una collezione di 52 libri rari che doveva essere messa all’asta: tra di loro troviamo il “Corpus juris civilis” del 1663, “Il pentamerone” del 1675 in italiano, il “Boethius’ De consolatione philosophie “ di Arend de Keyser del 1477 e una prima edizione danese del 1481 del “Mélusine” di d’Arras.

Ovviamente partono le ricerche per capire chi fosse questo conte di Fortsas: si viene a scoprire che era nato il 24 ottobre 1770 nella casa di famiglia a Waudrez-sur-Bruille e che, fin dalla giovane età, era stato un avido collezionista di libri la cui raccolta si distingue per il fatto di comprendere esclusivamente libri unici, esistenti in una sola copia.

L’arrivo a Binche

Il 10 agosto 1840 numerosi collezionisti e intellettuali giungono a Binche per partecipare all’asta ma qui scoprono che non solo lo studio del notaio presso cui l’asta si doveva tenere non esisteva ma che non esiste nemmeno la via in cui lo studio doveva trovarsi. Unico indizio, alcuni avvisi affissi lungo le strade della cittadina in cui si informano i collezionisti che l’asta non si sarebbe tenuta, poiché la biblioteca pubblica della cittadina aveva acquistato i libri. A quel punto alcuni di loro tentano di esaminare la collezione presso la biblioteca e lì scoprono che nemmeno essa esiste.

Un epilogo degno di nota

In seguito si scoprì anche che non esisteva nessun conte di Fortsas e che il tutto era stato uno scherzo architettato da tale Renier Hubert Ghislain Chalon, un antiquario e ufficiale in pensione a cui piaceva organizzare complicati scherzi a danno degli intellettuali. Nonostante sia acclarato che si tratti di una bufala, il catalogo originale dei libri di questa collezione immaginaria divenne un oggetto ricercato dai collezionisti e fu ristampato più volte.  

Stefano Pellone

Bibliografia

Renier Hubert Ghislain Chalon, The Fortsas Catalogue: a Facsimile, with an introduction by Lessing J. Rosenwald. North Hills, PA: Bird & Bull Press, 1970.

Walter Klinefelter, The Fortsas Bibliohoax. New York, Press of the Wooly Whale. 1942.

Francesco Lumachi, Quei tomi del Fortsas più “unici” che rari, in la Biblioteca di via Senato, nº 1, Milano, Biblioteca di via Senato edizioni, gennaio 2010, pp. 5-12.

http://www.librarything.com/catalog/ComtedeFortsas