“E se ti innamorassi di qualcuno che non hai mai incontrato?”. La casa dei ricordi è quella sul lago. In qualunque altro posto al mondo, niente sarà più confortevole della palafitta sorretta in acqua. Quando lei la lascia per trasferirsi a Chicago, deposita nella cassetta delle lettere un biglietto indirizzato al nuovo inquilino. “La casa sul lago del tempo“, con Sandra Bullock e Keanu Reeves, di nuovo insieme, 11 anni dopo il successo di “Speed“, e stasera in tv con quel bacio, il ‘Migliore dei Baci’, che ha avuto due nomination e vinto un “Teen Choice Award“.
Allo spettatore viene chiesto di dimenticare tempo e spazio. Di lasciarsi trasportare dal racconto metafisico, quasi cullato dalla stessa calma melensa delle acque del lago. Meglio non affannarsi a cercare spiegazioni sul perché lui viva nel 2004, e lei nel 2006. Alex Wyler (Keanu Reeves), è il talentuoso architetto, che impara il mestiere dal padre (Christopher Plummer), e compra quella inconsueta abitazione scordata dal tempo. Con l’intento di progettare un condominio nelle vicinanze. Kate Forster (Sandra Bullock), era la proprietaria della casa. Tra loro comincia uno scambio epistolare intenso, fatto di attese, scandito dal cigolio metallico della buca delle lettere. Non solo le righe di lei per scusarsi delle impronte che il cane ha lasciato lungo il pontile. Cosa si nasconderà dietro un appuntamento mancato? Lui non si presenta, spezzandole il cuore. Deve pur esserci una motivazione più forte dell’evidenza: cioè, loro non vivono nello stesso spazio temporale.
Un bacio senza tempo
“A volte mi sembra di essere invisibile, non mi sono mai sentita così quando abitavo nella casa sul lago. Il posto nel quale più mi sono sentita me stessa“. “La casa sul lago del tempo” (The Lake House) è un film del 2006 diretto dall’argentino Alejandro Agresti. È il rifacimento di “Siworae” (Mare), girato nel 2000 dal regista coreano Lee Hyun-seung. Il romanticismo ha la cadenza tipica della Corea, quella delicatezza poetica con cui i ciliegi sono spogliati dei morbidi fiori rosa. Ma non è un film scontatamente romantico, o monotono, tra trote pescate e lucci che zampillano; ha inaspettatamente risvolti gialli e intriganti. La scena iniziale in cui un ragazzo viene investito dal tram, apparentemente incomprensibile, servirà più tardi a spiegare le dinamiche.
“Ti offrirei la mia spalla come tu hai fatto per me e ti direi che in qualche modo le cose andranno meglio. Se potessi fare una cosa per te oggi, da qui, una cosa semplice, minima nel futuro, spero che sia questa!“. Il bacio più lungo della storia del cinema è, ‘cosa nota’, quello tra Cary Grant e Ingrid Bergman nel film “Notorious” di Alfred Hitchcock. Citato anche nella stessa pellicola di Agresti, e girato nel 1946 quando ancora era in vigore la censura, che impediva ai baci cinematografici di durare più di 3 secondi. Questo è Il secondo bacio al cinema, della coppia Reeves–Bullock. Perché sia stato insignito di tale ‘onorificenza’, è un mistero da comprendere. “Quando ho in mano i suoi libri mi sembra che in qualche modo lui sia ancora con me. So che un giorno lui è stato alla stessa pagina, ha letto le stesse parole“. Colte citazioni letterarie stasera in tv, quando la madre della protagonista si riferisce a “Persuasione”, il romanzo di Jane Austen, che nel film trova similitudini anche nello spazio amore e tempo, e nel gioco del destino.
La verità della casa sul lago
Il grande critico Roger Ebert, ha scritto su “La casa sul lago del tempo“, di “incongruenze logiche presenti nel film“, per poi aggiungere con trasporto: “Non importa, ve lo ribadisco, non importa! […] Ho sentito un forte impulso romantico davanti a questo film. Perché ci tiene sempre con la speranza che questi due protagonisti si incontrino prima della fine“. Su USA Today il critico Claudia Puig ha scritto: “La casa sul lago del tempo è uno dei film più belli degli ultimi anni.” Il finale del film ha una spiegazione piuttosto controversa, che ha fatto discutere, perché in molti vedono degli anacronismi. Tra le lettere inviate dai protagonisti, lette fuori campo, e le scene che si muovono in silenzio tra i grattacieli di Chicago e il lago deserto nell’Illinois con le foglie sulle rive, si sente Paolo Conte cantare “Chiamami adesso”: in sottofondo alla scena dove la Bullock si attarda nel bar.
Dopo settimane di esplorazione nelle località intorno ai laghi in Wisconsin, Michigan, Illinois e Indiana, alla ricerca della casa ideale, il team di produzione del film ha accettato la sfida a costruirla. 35 tonnellate di acciaio e una impresa di quasi cento persone, per adagiarla in cima a travi che si innalzavano a tre metri sopra il livello dell’acqua. “Non era molto grande, ma la logistica era una vera sfida, soprattutto nel tempo limitato che avevamo a disposizione. Abbiamo anche fatto installare un sistema di riscaldamento per tenere al caldo i nostri attori”, le parole della troupe. E Sandra Bullock ha rivelato che c’era l’acqua corrente ma non i bagni. L’attrice ha aggiunto, che se ne era innamorata, ed odiava vederla demolita: “Ero così delusa di non poterla tenere, spostarla e almeno usarla come una guest house da qualche parte“.
Federica De Candia per Metropolitan magazine