Roma è una splendida “Città d’Arte”… Ma siamo sicuri che sia il luogo ideale degli artisti?

Se per i turisti e gli appassionati di arte non ci sono dubbi, a giudicare da come vengono organizzati alcuni eventi, viene il dubbio che non sia così scontato.

Prendiamo un episodio accaduto poche ore fa nel cuore del Centro Storico. Ieri è stato invitato presso Palazzo Spada a Roma il più grande musicista di liuto del mondo, l’inglese Hopkinson Smith, artista da decenni nei cartelloni dei più importanti contesti internazionali, che in scaletta aveva anche il repertorio di Giovanni Girolamo Kapsberger, tiorbista veneziano che si trasferì a Roma esibendosi per il Papa. Hopkinson voleva quindi omaggiare il pubblico suonando nel repertorio anche alcuni brani della nostra tradizione musicale, visto che poi si lega con quella d’oltremanica: negli stessi anni del veneziano,infatti, in Inghilterra alcune generazioni di nuovi compositori studiarono le possibilità espressive di questo strumento.

Smith ha chiamato la sua esibizione: “My Self” e, per ironia della sorte, non si è discostato dalla realtà. Solamente 40 i i posti presenti nel Palazzo Spada, messi a disposizione dai Beni culturali romani. Un sold out scattato subito, due mesi fa, spiega alla folla rimasta fuori una responsabile dell’evento. Già, perché a bocca asciutta e al caldo siamo tanti, sorpresi dall’aver trovato un avviso il giorno stesso, scritto su un cartello fuori dal portone.

Nessun aggiornamento sui siti dell’evento, o sulle pubblicazioni stampate nell’ultimo mese. Forse perché – come scopriamo nell’attesa – i posti sono stati tutti destinati a importanti figure pubbliche (“Come vi permettete… voi italiani!”, si difende uno dei privilegiati, dicendo di aver comprato normalmente online e che l’avrebbero potuto fare tutti…un attimo dopo, verrà salutato affettuosamente per nome, dai custodi).

Proviamo a pensare quindi, non solo a Roma, a quali sono i nemici dell’accessibilità agli eventi:

  • Sold Out. Ci riferiamo a quelli comunicati senza preavviso, soprattutto se gli eventi hanno pochi posti, senza che si informi al pubblico della necessità di prenotare molto prima.
  • Prezzi alti. Il concerto di Smith costava 5 euro ma in altre occasioni i costi sono inaccessibili, soprattutto nei circuiti internazionali con i grandi nomi in cui subentrano i siti che vendono i biglietti on-line in sovrapprezzo.
  • I collegamenti pubblici. Per quanto i concerti con le grandi folle debbano essere posti a rispettosa distanza di sicurezza dalle città, e quindi abbia un senso dislocarli, questi eventi sono davvero troppo lontani, quasi in campagna, e raggiungibili solo in macchina. Se quindi non avete amici interessati (o fidanzati che si immolano) scordatevi le navette pubbliche o mezzi affidabili.
  • Scarsa pubblicità. Gli emergenti non vengono abbastanza promossi dai media (la carta stampata dà più spazio, ma è di minor fruizione per i giovani spettatori, quindi la fonte principale rimane internet, comprese le web-radio). Se quindi si aspira a qualcosa di diverso dai prodotti di De Filippi ecc., il pubblico dovrà fare un personale lavoro di ricerca. A cui segue inoltre, il lavoro del giovane emergente per trovare i soldi della Siae, in caso di cover, e tutti i permessi necessari per lo spettacolo, e infine che i gestori paghino un minimo di rimborso.

 

 

Lavinia Marnetto