In questo periodo le sicurezze sono poche. Ma sicuramente una è certa: se cerchi la parola “ansia” in qualsiasi chat di un vent’enne troverai parecchi risultati.
Per questo motivo è stato somministrato un questionario di dieci domande ad alcuni ragazzi della cosiddetta “Generazione Z”. Sono studenti universitari, lavoratori o neo laureati. Ragazzi provenienti da città, realtà ed esperienze diverse che però hanno qualcosa in comune: l’incertezza del tempo.
Il tempo prima e dopo il Covid
Inevitabilmente il primo argomento toccato è stato il Covid. Nonostante se ne sia parlato abbastanza e continui ad essere parte del centro delle notizie quotidiane, è necessario rendere ancora noto cos’ha provocato nei giovani. Il primo lockdown, Marzo 2020, viene descritto per alcuni come “il periodo più brutto che abbia mai passato” ma per altri è stato la possibilità di soddisfare il bisogno di rimanere “solo lontano da tutto”. Il primo periodo viene ricordato come il “periodo delle videochiamate in cui tutta Italia sembrava una comunità unita.” I ricordi felici sono legati all’occasione, per la prima volta, di poter fermarsi e godersi la propria famiglia apprezzando soprattutto le piccole cose. In una società frenetica dove il tempo è velocizzato, paradossalmente alcuni hanno associato la pandemia a una sensazione di tranquillità. “Ero sicura di aver la giornata scandita, sapevo che cosa avrei fatto il giorno dopo e questo mi tranquillizzava”. Ma ovviamente non per tutti è stato così. Alcuni fin da subito hanno visto la pandemia come qualcosa che non sarebbe finita a breve. Tuttavia, la finta tranquillità alla quale ci si aggrappava per far passare i giorni è finita presto.
Il tempo prima e dopo il covid viene scandito infatti come se si stesse parlando di due vite diverse. “Non mi ricordo come facessi a vivere prima”.
La concezione del futuro
A prescindere la concezione del futuro è una tematica che, soprattutto alla fine dell’adolescenza, desta preoccupazione e senso di confusione. Ma per tutti i ragazzi a cui è stato sottoposto il questionario la visione del domani è assolutamente negativa. Nessuno riesce ad immaginare il futuro della nostra società con un cambiamento positivo e questo è dovuto dagli avvenimenti quotidiani: “l’inizio della guerra è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Sperare in qualcosa è diventato sinonimo di illudersi.
E’ risultato che in generale le tematiche che spaventano di più sono: il lavoro, in quanto “è come se fosse tornato il senso di precarietà di prima con la paura che da un momento all’altro possa crollare tutto”, e i diritti civili “perché si é ancora lontani dall’accettazione di qualsiasi tipo di minoranza.” Una definizione chiara di quale possa essere una tematica che più preoccupi però non si ha. “Adesso ci sono talmente tante cose, che forse è proprio il fatto di non riuscire a capire se avremo modo di avere una vera stabilità che spaventa.”
L’ansia
Il sentimento d’ansia comune tra i giovani non nasce con la pandemia. Le varie risposte fanno intendere chiaramente che c’è sempre stato anche prima. Le cause non sono chiare: motivazioni personali, caratteriali, sociali, internet e il mondo dei social, etc. Ma sicuramente ciò che stiamo vivendo è la causa dell’aumento di questo sentimento: “è ormai una compagna che poche volte mi lascia sola”. “Prima avevo ansia sociale, non riuscivo a parlare in pubblico. Quando ho iniziato a superare quest’ansia è subentrato il covid e tutti i passi avanti che ho fatto sono stati cancellati . “E’ una sensazione che bene o male mi è sempre appartenuta, ma a livelli assolutamente accettabili e gestibili. Con gli ultimi avvenimenti, è aumentata.
I social
Il questionario ha dato prova che nonostante i giovani si sentano soli, a volte destabilizzati o chi più chi meno insicuri, sono sentimenti condivisi dalla maggior parte. In un momento in cui l’imprevedibilità diventa la cosa più prevedibile, si chiedono: su quale cambiamento dovremmo pianificare il nostro domani?
E’ evidente che ci sia la consapevolezza delle problematiche che la nostra società ha affrontato, sta affrontando e affronterà. Constatato questo, un ragazzo neolaureato che vede poche possibilità di futuro non dovrebbe essere solo compreso. Il senso di impotenza ha fatto nascere il disimpegno a sognare. Ma abbandonare la responsabilità di poter credere in qualcosa fermerà la società.
Valeria Doddo