E’ forse la notizia piu’ bizzarra di questi giorni: il vice-presidente del consiglio Matteo Salvini, autoproclamato paladino di una curiosa guerra selettiva alla droga, si e’ scagliato contro i negozi di cannabis legale.

Non più tardi di domenica, durante una diretta con la giornalista Lilli Gruber il ministro degli interni ha espresso la propria opinione circa questi negozi che, sempre secondo il ministro, venderebbero impunemente droga ai giovani.

Matteo Salvini, ospite di Lilli Gruber, dichiara che “l’emergenza nazionale e’ la droga”, considerando gli smart shop alla stregua di spacciatori di strada. (fonte: La7)

Come abbiamo detto molte volte in passato, non e’ nostra intenzione parlare di politica. Siamo infatti una redazione scientifica. E’ però vero che quando la politica inizia una discussione in ambito scientifico, riteniamo giusto che una redazione scientifica possa, e debba, esporre una visione più ampia dell’argomento.

Proprio per questo, a seguito di questo breve articolo, e’ nostra intenzione pubblicare una serie di pillole sui cannabinoidi: per poter esprimere un’opinione, infatti, e’ utile avere almeno una vaga conoscenza dell’argomento.

Di cosa stiamo parlando

Quanto c’e’ quindi di vero nelle parole di Salvini “quei negozi vendono droga, e la droga fa male”?

Per rispondere appieno a questa domanda bisognerebbe capire su quale piano Matteo Salvini stia impostando la discussione ed a quale accezione della parola “droga” si stia riferendo.

La questione da un punto di vista legale

Supponiamo, ad esempio, che in virtù della sua attività politica il riferimento sia all’ambito legale.

Correntemente in italia non esiste una definizione legale di “droga”. Esiste, al contrario, una tabella di molecole, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e reperibile facilmente in rete sul sito del Ministero della Salute. Tutte le molecole all’interno di suddetta tabella sono da considerarsi illegali.

Appare dunque evidente che gli smart shop non vendono droga. Ricordiamo infatti che la cannabis venduta in suddetti negozi non contiene THC, il principio attivo della cannabis illegale, se non in percentuali risibili. Contiene invece CBD e CBDA, cannabidiolo ed acido cannabidiolo, ma ne` la prima ne` la seconda sostanza sono nella lista in questione.

La questione da un punto di vista linguistico

Proviamo quindi cambiando prospettiva. Salvini e` un diplomato di maturità classica: esiste dunque la possibilità che si riferisca alla definizione della parola “droga” propria della lingua italiana, a cui si rifa’ peraltro l’ambiente scientifico.

Andando a controllare sul dizionario della Treccani, e tralasciando il sinonimo per spezie presentato come primo tra i possibili significati, troviamo altre due accezioni.

  • droga come sinonimo di “sostanza stupefacente” cui siamo abituati
  • “qualsiasi sostanza, naturale o di sintesi, capace di modificare temporaneamente lo stato psico-fisico dell’individuo”.

Parrebbe quindi questo terzo il caso cui si riferisce il ministro: CBD e CBDA hanno infatti degli effetti, sebbene estremamente blandi, sullo stato psico-fisico dell’individuo.

Quindi la droga si nasconderebbe nelle nostre case?

Uno smart shop in attivita': la cannabis ricca di CBD e CBDA viene venduta legalmente in italia.
Uno smart shop in attivita’ (photo credit: forlitoday.it)

Vero e’ che, seguendo la definizione, dovremmo considerare come droghe anche moltissime sostanze di uso domestico.

Caffe’, camomilla, alcool ed ovviamente le sigarette: tutte sostanze appartenenti alla categoria delle droghe. Per non parlare della cioccolata, la quale e` risaputo contenere anandamide, un endocannabinoide con effetti molto simili a CBD e CBDA! Eppure lo stato permette la vendita di queste sostanze e lucra su ognuna di esse.

Il dibattito esiste e non deve essere inquinato

Appare quindi abbastanza evidente come dietro queste dichiarazioni “forti” non vi siano né la difesa di valori né la difesa della salute dei cittadini.

Essendo quindi il dibattito sulle sostanze stupefacenti di vitale importanza per la societa’ invito chiunque, vice-presidente del consiglio in primis, a non sporcare tale dibattito con questioni che da questo esulano. Trattare con superficialita’ o senza piena cognizione di causa questo argomento rischia infatti di rallentare un dibattito fondamentale contrario agli interessi stessi del paese e della salute pubblica.