La fame nel mondo è aumentata

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Di Redazione Metropolitan

124 milioni di persone in 51 Paesi diversi  soffrono la fame, undici milioni più rispetto al 2016. Colpa dei cambiamenti climatici e delle guerre.

Le cifre sono impressionanti: nel mondo 124 milioni di esseri umani soffrono di fame acuta, condizione che porta una seria minaccia alla sopravvivenza. Per queste persone servirebbe una urgente azione umanitaria, stando al rapporto della FSIN (Food Security Information Network), tavolo di coordinamento dell’Unione Europea della FAO e di altri partner umanitari che si occupa di sicurezza alimentare. Presentato ieri a Roma, il report aggrega dati regionali e nazionali da diverse fonti e fornisce una panoramica globale delle crisi alimentari.

Due decenni di politiche internazionali erano riuscite a portare significativi miglioramenti, ma nel 2017 c’è stato un enorme passo indietro. Il conteggio è chiaro: rispetto al 2016 il numero delle persone soggette a fame acuta è aumentato di undici milioni..

I conflitti sono la principale causa per il 60% del totale (circa 74 milioni), concentrati in 18 paesi. Le situazioni più critiche si riscontrano in Myanmar, Nigeria, Rep. Democratica del Congo, Sud Sudan e Yemen. Proprio per quest’ultimo paese si rischia un aggravamento significativo, dovuto al totale collasso dell’economia. Un altro fattore determinante sono le prolungate siccità, che hanno prodotto scarsi raccolti in paesi già a rischio di insicurezza alimentare. Colpita soprattutto l’Africa orientale e meridionale, dove 39 milioni di persone soffrono la fame. Il report getta anche pesanti ombre sul futuro citando I recenti conflitti in Libia e in Repubblica Centraficana o le secche in alcune zone di Somalia, Etiopia, Kenya, Senegal, Mali e Burkina Faso. Tutti paesi che rischiano di far aumentare il numero di chi soffre la fame in maniera sproporzionata.

Lo scenario descritto esprime preoccupazione e chiede di mettere in atto azioni a salvaguardia di queste vite, garantendo allo stesso tempo mezzi di sostentamento e affrontando alla radice le cause scatenanti. «Una serie di azioni proattive per costruire resilienza, in grado di dare una risposta globale più robusta e strategica alle crisi alimentari»  – ha affermato Christos Stylianides, Commissario europeo per gli Aiuti Umanitari.