Mercoledì è stata approvata definitivamente la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia per rendere la gestazione per altri (GPA) un “reato universale”, cioè perseguibile in Italia anche se praticata all’estero da cittadini o cittadine italiane. Anche se ci sono forti dubbi sulla sua applicabilità, secondo diversi giuristi la legge avrà comunque ricadute concrete sulla vita delle persone che vorranno far ricorso alla GPA: potrebbero andare infatti incontro a un processo, accusati di un reato che comporta il carcere o una multa elevata.
La gestazione per altri, comunemente nota con termini considerati più dispregiativi come “utero in affitto” o “maternità surrogata”, è la forma di procreazione assistita che prevede che la gravidanza sia portata avanti da una persona per conto di altre che non possono avere dei figli, per condizione o per ragioni mediche: per esempio coppie eterosessuali in cui la donna sia impossibilitata a portare avanti una gravidanza (magari perché le è stato asportato l’utero per via di un tumore), oppure una coppia di uomini. Ricorrono a gestazione per altri soprattutto coppie eterosessuali, e in misura minore coppie omosessuali.
In Italia la GPA è illegale. Il divieto è contenuto nell’articolo 12 della legge 40 del 2004: la nuova legge è composta da un solo articolo, che modifica proprio questo divieto aggiungendo la frase «Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana». Le sanzioni per chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la GPA prevedono la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro: la nuova legge prevede in sostanza che queste sanzioni valgano anche per chi sia andato all’estero a praticare la GPA, come fanno molti cittadini e cittadine italiane.