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La maturità di Midoriya: My Hero Academia Recensione Terza Stagione

Midoriya sta crescendo. E, con lui, la storia di My Hero Academia, plasmata episodio dopo episodio da una narrazione sempre più convincente ed intensa, che pian piano va scrollandosi di dosso l’eredità delle sue muse ispiratrici pur mantenendo intatti su se stesso tutti gli stilemi visivi e stilistici di un battle shonen adolescenziale.

Ieri, con l’ultima puntata trasmessa, si è conclusa la terza stagione di My Hero Academia, anime tratto dall’omonimo manga di Kohei Horikoshi realizzato dallo studio Bones, ed è giunto il momento di tirare le somme su tutta questa carne messa sul fuoco.

La terza stagione si apre con uno spaccato di vita quotidiana, dove noi abbiamo i nostri protagonisti che si divertono in piscina prima di iniziare il percorso lungo il secondo semestre per la classe 1-A del liceo Yuei

Un cammino che si dimostrerà irto di pericoli e minacce, di maturità e sofferenza, di gioie e dolori: di crescita, insomma, perché l’opera di Horikoshi è una storia che parla di come si diventa grandi. Tutto il resto, dai sogni nel cassetto alle peripezie più avvincenti, è un immaginario di contorno che imbastisce un mondo fatto di supereroi in cui si svolgono le avventure di Deku e dei suoi amici. E in questo noi troviamo molte somiglianze con opere come Naruto o il più recente Black Clover che hanno più o meno gli stessi canoni di My Hero Academia.

Questa stagione, però, che è pian piano uscita dal suo guscio, ha osato mettere il piede fuori dall’ombra e uscire alla luce del sole, cresciuta, rinvigorita e finalmente pronta per camminare sulle sue gambe. Lo ha fatto prendendosi i propri tempi, con i primi episodi che non erano riusciti a entusiasmarci appieno: troppo lenti, troppe dinamiche già viste e momenti riciclati, conditi da un paio di sprazzi dal vigore estetico e tematico assoluto, come l’emozionante scontro tra Izuku e Muscular e tutta l’escalation che ha portato alla chiusura del primo arco narrativo, quel ritiro nei boschi che da simpatico slice of life della giornata in piscina e del ritiro dei boschi è culminato, oseremmo dire, quasi del tutto in tragedia.

Ma è proprio su questa specie di giro di boa che My Hero Academia Stagione 3 ha dimostrato la sua effettiva maturità.

Lo ha fatto con un midseason da capogiro, con il drammatico scontro tra All Might e All for One e tutte le conseguenze derivate da esso, che hanno scosso prepotentemente lo status quo del mondo di Horikoshi, rimescolando le carte in tavola e portandoci a conoscere personaggi sempre nuovi, retroscena e momenti decisivi.

Dall’esame di Licenza Provvisoria, che ha arricchito notevolmente il cast di comprimari dell’opera, passando per l’incredibile duello tra Deku e Kacchan e gli ultimi episodi che portano a un season finale sospeso, ma necessario: Midoriya sta crescendo, ma non è ancora cresciuto. Per farlo, dovrà mettersi ancora di più alla prova, dovrà perdere e imparare, dovrà vincere e farne tesoro, ma soprattutto dovrà conoscere a fondo il mondo dei grandi. E sta per farlo.

La Stagione 3 di My Hero Academia, a differenza delle prime due, costruisce un intreccio davvero appassionante e coerente: la prima season ha avuto l’arduo compito di introdurci a un immaginario raccontando una storia di origini, fungendo da antipasto a una narrazione che inizia a farsi strada nella stagione 2.

 Ogni singolo arco narrativo della stagione appena conclusasi, invece, pone un piccolo tassello in un affresco più grande, che con il passare degli episodi aggiorna costantemente la sua “lore”.

La scrittura cresce con il trascorrere degli eventi, approfondendo la psicologia di una figura come All Might – che mette in scena la rappresentazione di un eroe dalle dinamiche estremamente interessanti – e al tempo stesso mostrandoci un Bakugo molto più fragile e dinamico di quanto si possa pensare: con il passare delle saghe proposte dall’opera, ci si avvicina sempre di più a ciascuno dei compagni di Deku, un percorso che arricchisce ulteriormente un cast di personaggi che si fa sempre più sontuoso e sfaccettato.

Sul versante artistico ci troviamo chiaramente di fronte a una perla dell’animazione moderna, forte di una messa in scena mai banale e condita da sequenze mozzafiato: anche quando non ci troviamo di fronte a dei momenti particolarmente spettacolari, in cui le animazioni delle movenze compiute dagli Hero durante i combattimenti diventano sempre più fluide e spettacolari, il disegno è sempre sontuoso, preciso, attendo ai dettagli e profondamente rispettoso dei character design originali.

Il principale merito dell’anime di My Hero Academia risiede proprio nella capacità di replicare minuziosamente tutti gli stilemi grafici fissati dal sensei Horikoshi, che nel panorama moderno dei battle shonen rappresenta un’eccellenza assoluta, derivata dalla capacità di creare fattezze e modelli dal tratto unico, riconoscibile, per certi versi profondamente autoriale ma anche estremamente pulito.

Ed è infine sul versante artistico che My Hero Academia, soprattutto durante la Stagione 3, ci ha regalato le perle più brillanti: scene come lo scontro tra Al Might e All for One, o tra Izuku e Katsuki, o ancora l’ingresso in scena dei Big Three e della prova di forza da parte di Milio Togata, si scolpiscono nella mente e nei cuori dei fan con una potenza visiva assoluta.

Insomma My Hero Academia è attualmente uno dei migliori anime, sia a livello artistico che di trama, attualmente presenti e con l’annuncio della produzione della Stagione 4 speriamo di poter vedere maggiori miglioramenti ancora, soprattutto perchè deve iniziare l’arco narrativo con Overhaul, uno dei cattivi forse più iconici presenti nell’universo di My Hero Academia, assieme a All for One.

Antonio Guercio

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