Perché la disparità di genere è ancora così radicata nella nostra società da far discutere la Ministra Bonetti di violenza sulle donne senza nessuno se non 8 persone ad ascoltarla.

La ministra Elena Bonetti ha discusso, Lunedì 22 Novembre scorso, la mozione contro la violenza sulle donne. Erano presenti 8 deputati su 630 ad ascoltare le sue parole. La questione è inammissibile, soprattutto vista la prossimità della Giornata che commemora proprio questo tipo di violenza. La questione, che senza ombra di dubbio è a dir poco desolante, necessita di essere affrontata su più punti. Qui una riflessione di noi Brave Girls.

L’impegno della ministra Bonetti rispetto alla violenza sulle donne:

“La pandemia ha solo squarciato un velo su una verità pervasiva nel tessuto sociale del nostro Paese”

Elena Bonetti

Così la Ministra ha iniziato la sua analisi del fenomeno tragico che è la violenza sulle donne. Già da tempo la Ministra si batteva, sempre in ambito istituzionale e politico, attorno a tale tema. Infatti una volta che il premier Mario Draghi ha indicato sulla carta la tutela delle donne come priorità assoluta, è stata la ministra per le pari opportunità ElenaBonetti a spiegare – in un parlamento vuoto – che questo impegno del governo dovrebbe avere l’obbligo di divenire una questione “strutturale”.

Vengono stanziate delle nuove risorse per aiutare le vittime di abusi domestici: un passaggio importante, peccato che ad ascoltare la ministra ci fossero solo 8 deputati.

La conferenza, che analizzeremo in seguito, è piuttosto ben costruita. Avrebbe presentato, sempre in ambito istituzionale e di politica partitica, un decisivo punto di svolta. Tuttavia a guardarla si avverte una forte desolazione, conseguenza di questo abbandono e indifferenza generale, che altro non può fare se non generare nello spettatore un forte imbarazzo. La ministra ha parlato dinanzi a una Camera dei deputati deserta, in una giornata in cui invece sarebbe stato significativo vedere maggiore partecipazione e presenza: di 630 deputati, erano – ripeto – solo in otto ad ascoltare le sue parole.

La conferenza, i dati, la delusione:

Riportiamo diseguito degli estratti della Ministra Bonetti, in quell’aula semideserta dove ha dovuto continuare il suo discorso, nella più totale delusione. Soprattutto ribadendo la prossimità tra questo evento e la giornata che commemora proprio la violenza sulle donne.

 “Purtroppo quest’anno, ad oggi, registriamo 60 donne uccise dal loro partner o ex, rispetto alle 59 vittime dello scorso anno nella stessa data. Poi c’è stato anche un aumento delle richieste al 1522″

Elena Bonetti

Vediamo qui espresso quello che è un dato però non solo negativo in quanto mette in luce come “la prospettiva di aiuto abbia agevolato l’arrivo delle richieste” e ha poi consentito “di mettere in campo azioni preventive”. Ecco quindi che la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti descrive il fenomeno in conferenza stampa. La Ministra era lì per illustrare le azioni messe in campo dal governo per il contrasto della violenza contro le donne. Poi ricorda, citando un’indagine su questo preciso tema che sarà presentata mercoledì in Senato:

“E’ urgente intervenire alla luce dei dati che hanno visto un aumento della violenza sulle donne durante la pandemia. Il covid ha amplificato e accelerato un fenomeno già esistente, la pandemia ha solo squarciato un velo su una verità pervasiva nel tessuto sociale del nostro Paese“. 

Elena Bonetti

Violenza sulle donne, una commemorazione vuota?

“Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne si conferma l’impegno nostro, del governo e di tutto il Paese nel pieno contrasto della violenza maschile contro le donne. Le vittime devono sapere che c’è uno Stato che accoglie le loro richieste d’aiuto”

Elena Bonetti

Sentire queste parole in un’aula con soltanto 8 deputati è inammissibile, deludente, provante. Riesce perfettamente però, sebbene la realtà che si evince sia piuttosto cruda, a farci vedere la prospettiva della politica rispetto al tema nella sua interezza. I diritti delle donne sono anzitutto argomento di propaganda politica: vengono periodicamente impugnati da partiti a ridosso delle elezioni o come espediente per creare dibattito. Un dibattito che, dopo questo 22 Novembre, si mostra nella sua vacuità. Sono in pochi a voler effettivamente, quindi, porre in essere una qualsiasi strategia che termini una simile spirale di violenza. La morte di queste donne, gli abusi, le molestie, sono diventati argomento di propaganda e – purtroppo – gran parte del dibattito che ruota attorno a questo è finalizzato solo alla speculazione politica.

Oggi è la giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una giornata simbolica, dietro cui noi femministe ci auguriamo di trovare misure politiche, intenti pratici, punti da inserire nell’agenda della policy di questo paese. Siamo stufe di vedere un argomento così delicato relegato alla televisione generalista e mandato in pasto ai media. Creare dibattito è funzionale alla strutturazione di misure che intervengano nel sociale. Perché la violenza sulle donne non è un mero spauracchio alla mercè della propaganda.

Le misure della Bonetti per le vittime di violenza sulle donne:

Fortunatamente il contenuto della conferenza è interessante e valido. Ci auguriamo che in futuro non si ripresenti una simile situazione – ovviamente – ma riporto con piacere quanto espresso dalla Ministra. Ecco quindi alcune delle misure perfezionate col nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, presentato in Cdm la scorsa settimana a pochi giorni dall’avvio della Settimana contro la violenza sulle donne.

 Le vittime “devono sapere che possono denunciare e chiamare il 1522”

Elena bonetti

ribadisce la ministra. Inoltre ricorda come il nuovo piano abbia reso “strategiche, stabili e strutturali le azioni messe in campo dal governo”. Su tutte “reddito di libertà e microcredito di libertà”. Il microcredito è una misura rivoluzionaria.

Il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 istituzionalizzerà una maggiore sinergia tra i procedimenti di carattere civile, penale e minorile in modo da evitare il fenomeno della vittimizzazione secondaria che la Commissione Femminicidio ha messo bene in evidenza” e “sentenze contraddittorie nella protezione della donna”

“Si è evidenziato – spiega – che spesso, specie nei casi di separazione con un minore, non c’è una presa in carico complessiva del fenomeno“, con l’uso “da parte di alcuni Ctu della Pas (sindrome di alienazione parentale), che già la ministra Cartabia ha detto non essere elemento considerabile, in quanto antiscientifico”.

C’è quindi necessità di far interagire le Procure, altrimenti si rischia di non dare una risposta integrata nella protezione della donna.

Elena Bonetti

La convenzione di Istanbul

Ricorda come quest’anno festeggiamo i dieci anni della convenzione di Istanbul, che guida l’azione di tutti gli stati membri UE. L’Italia fu tra le prime firmatarie e oggi ci poniamo ancora di più nel solco di questa convenzione. A tal proposito:

Confermo impegno del governo sul fronte internazionale nella convinzione che il contrasto alla violenza sulle donne vada letto nella sua radicalità  e trasversalità. L’azione sistemica deve trovare spazio in un’agenda internazionale che veda tutti gli Stati presenti, in primo luogo l’Europa”

Elena Bonetti

Aggiungiamo che sono 109 le donne morte di femminicidio nel 2021. Ma non solo: 89 sono le donne che ogni giorno in Italia subiscono una qualche forma di violenza di genere. A tal proposito ricordiamo di nuovo che ad ascoltyare questi interventi – fondamentali anche in concomitanza alla Convenzione di Istanbul – erano solo 8 (8 su 630) i parlamentari presenti in aula. Otto su 630 mentre la ministra Bonetti parlava proprio del problema della violenza sulle donne. È un’immagine piuttosto emblematica, specie alla vigilia della Giornata internazionale per la lotta alla violenza contro le donne e infatti sui social sta circolando molto. 

Qualche riflessione su quanto avvenuto e sulla natura del femminismo:

Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi esprime, in una nota di Palazzo Chigi,

pieno sostegno alle misure di contrasto alla violenza di genere presentate oggi in vista della giornata mondiale del 25 novembre. La tutela delle donne è una priorità assoluta per il governo, che intende affrontare l’odioso problema della violenza di genere in tutti i suoi aspetti, dalla prevenzione al sostegno alle vittime. Il governo stanzia nuove risorse per aiutare le donne che subiscono abusi domestici, per accompagnarle nel percorso di uscita dalla violenza, per favorirne l’indipendenza economica. Gli interventi rafforzano il sistema di assistenza alle donne e ai minori vittime di abusi, a difesa dei loro diritti e della nostra società”.

Mario Draghi

Il femminismo è una lotta che comprende una serie di istanze di natura umana, sociale e politica. Tali istanze si intersecano spesso con la richiesta di uno stato che tuteli la popolazione e quindi con misure di welfare o di redistribuzione del reddito. Si potrebbe perciò pensare che il femminismo abbia necessariamente e sempre un preciso orientamento politico, ma non è così. Richiedere un ruolo paritario nell’inserimento sociale che prescinda dal genere è una richiesta che può inserirsi trasversalmente nella politica.

Vediamo un femminismo reazionario e conservatore nella produzione teorica della giornalista Costanza Miriano. Ma già una femminista più liberale come Susan MollerOkin si chiedeva se il multiculturalismo facesse male alle donne. La stessa Giorgia Meloni si pone in maniera particolarmente empowering rispetto alla destra classica, per quanto riguarda la figura della donna. La ricercatrice Sarah R. Farris coniò il termine Femonazionalismo per esprimere tali posizioni. Non è sempre lo stesso femminismo: non è sempre la stessa matrice ideologica a produrre il femminismo liberista di Catherine Rottenberg e quello socialista di Angela Davis. Le politiche di genere di Kamala Harris non sono le stesse di quella di Alexandria Ocasio Cortez.

Il femminismo non è uno strumento di Propaganda!

Perché questa riflessione? Perché, personalmente, credo sia questa sua natura di stampo sociale (prima che politico) a svilirlo in mere dinamiche di propaganda. Quindi, mentre tutti si riempiono la bocca nei maggiori network televisivi e su tutte le piattaforme social, scarseggiano le misure di policy. Un argomento che non si inserisce nettamente in una struttura di partito, né tantomeno in aree della geografia politica che conosciamo, è ovviamente soggetto a torsioni ideologiche, funzionali all’utile propagandistico. Noi femministe dovremmo rifiutare questa strumentalizzazione della nostra lotta e pretendere misure pratiche ed effettive nell’agenda politica del nostro paese. Solo così, forse, non si ripresenterà più una scena come quella di questo 22 Novembre.

Articolo di Maria Paola Pizzonia

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