La nascita della Repubblica italiana e il cammino che portò al referendum

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Di Alessia Ceci

Oggi è la festa della Repubblica italiana, il 2 e il 3 giugno 1946 i cittadini e le cittadine scelsero quale forma dare allo Stato dopo la fine della guerra e la caduta del fascismo: se monarchia o repubblica parlamentare. Un voto sentito, che vide la partecipazione dell’89% degli aventi diritto tra cui – per la prima volta – le donne. Ma per descrivere il cammino che portò alla nascita della Repubblica si può utilizzare una metafora: un lungo e doloroso parto.

Il “travaglio” verso la Repubblica italiana e la democrazia iniziò durante la fase finale della dittatura fascista

Il percorso di riscatto per l’Italia fu lungo e sofferto. Dalle macerie della guerra e dall’esperienza della Resistenza, nacquero nuove formazioni politiche desiderose di ridare la libertà agli italiani. Erano animate da una comune vocazione antifascista ma divise sugli esiti finali del percorso di liberazione. Il ritorno della democrazia fu frutto di una stagione di compromesso e solidarietà tra sensibilità politiche opposte ma unite nell’intento di ridare un nuovo assetto al paese.

Dopo la Liberazione – il 25 Aprile 1945 – il ritorno alla vita civile si accompagnava anche ad una nuova partecipazione politica: i partiti antifascisti avevano guadagnato consensi e potevano contare su una adesione di massa. Nonostante questo permanevano forti differenze di vedute politiche per il futuro. Mentre i partiti della sinistra mostravano la volontà di inserirsi nel gioco democratico senza però abbandonare l’ideale della lotta di classe, la Democrazia cristiana, con l’appoggio della Chiesa, appariva il perno di un blocco moderato legato alle democrazie occidentali.

Una stagione italiana di compromesso tra sensibilità politiche opposte per un unico scopo

Le forze politiche si trovavano di fronte a un compito difficile: traghettare l’Italia fuori dalle difficoltà economiche e sociali, dotarla di un nuovo assetto istituzionale e avviare la ricostruzione, continuando l’opera di epurazione del fascismo e di pacificazione. Il clima di collaborazione tra le forze che componevano il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) ebbe quindi il sopravvento sulle forti divisioni.

Fu così che dopo più di venti anni di regime fascista totalitarista, tornò in auge il suffragio universale –esteso anche alle donne – che garantì nuovamente la libertà di voto. Tra il 2 e il 3 Giugno 1946 agli elettori e alle elettrici italiane che avessero compiuto 21 anni furono fornite due schede. La prima per scegliere la forma dello Stato, tra monarchia e repubblica; la seconda per eleggere i deputati all’Assemblea costituente, che avrebbe dovuto redigere la nuova carta costituzionale. La percentuale di votanti fu altissima e vinse la Repubblica.

La vigilia della Repubblica

Ma la vigilia delle elezioni fu turbolenta, Umberto II tentò di tenere stretto il trono. Era diventato re d’Italia soltanto da tre settimane e la notte tra l’1 e il 2 giugno fece l’ultimo disperato tentativo di influire sui pronostici. Alle 2:20 del mattino l’Ansa di Roma comunicò che il re si esponeva a rompere il silenzio elettorale per tentare di recuperare consensi alla Corona.

Ma gli italiani non avevano dimenticato che suo padre, Vittorio Emanuele III, aveva legittimato Benito Mussolini, ratificato la marcia su Roma, emanato provvedimenti contro la libertà di stampa, accettato le leggi razziali, messo sotto silenzio le violenze squadriste e l’uccisione di Matteotti. Oltre alla fallimentare guerra di Etiopia e della rovinosa alleanza con Hitler.

Da ogni fazione repubblicana arrivò una risposta fortemente contraria al proclama reale. Fu polemica la reazione dell’allora ministro della Giustizia, Palmiro Togliatti; il socialista Pietro Nenni liquidò il proclama come un diversivo; i mazziniani rimproverarono il re di non essersi posto al di sopra delle parti, come esigeva il suo ruolo.

Cosa accadde dopo l’esito del referendum e la vittoria della Repubblica italiana

Le contestazioni dei monarchici continuarono anche dopo l’esito finale, richiesero altri dieci giorni per ricontare i voti. A quel punto, anche se era ormai chiaro che la monarchia aveva perso, il re decise di aspettare a Roma la proclamazione ufficiale del referendum. Soltanto il 13 giugno l’ex monarca lasciò l’Italia per il Portogallo. Come ultimo atto del suo regno si rifiutò di riconoscere la legittimità della Repubblica e questo portò alla XIII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, che chiuse le porte del Paese compromettendo i rapporti dell’Italia con la famiglia Savoia.

Il 18 giugno la Corte di Cassazione dichiarò l‘Italia una Repubblica ponendo fine al Regno d’Italia dei Savoia. Il 1° luglio fu nominato il primo presidente della Repubblica Italiana, Enrico De Nicola, mentre Alcide De Gasperi fu il primo presidente del Consiglio. Il 1° gennaio del 1948, infine, entrava in vigore la nuova Costituzione della Repubblica italiana.

Alessia Ceci