La nuova serie tv Bodies su Netflix è basata sui fumetti DC

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Di Arianna

Come sappiamo, ci sono alcuni adattamenti di fumetti al di fuori del mondo della Justice League e di altri eroi iconici su Netflix. The Sandman, Sweet Tooth e l’imminente Dead Boy Detectives sono tutti basati sui fumetti DC, oltre alla nuova serie Bodies. La serie è stata lanciata su Netflix la scorsa settimana e attualmente ha un punteggio di critica dell’82% e di pubblico del 79% su Rotten Tomatoes. Bodies è una graphic novel scritta da Si Spencer e disegnata da Phil Winslade, Tula Lotay, Meghan Hetrick e Dean Ormston.

Netflix: la serie tv Bodies è basata sui fumetti DC

Se volete sapere di più sulla serie tv Bodies, l’ottavo numero della miniserie è attualmente fuori catalogo, ma secondo Amazon il 31 ottobre verrà pubblicata una ristampa a causa della popolarità della serie. La sinossi ufficiale è questa:

“La miniserie di otto numeri è raccolta in un unico volume! Vertigo vi propone un mistero con quattro detective, quattro periodi temporali e quattro cadaveri, il tutto ambientato a Londra. Edmond Hillinghead è un uomo del 1890 che cerca di risolvere un omicidio che non interessa a nessuno e allo stesso tempo nasconde il proprio segreto. Karl Whiteman è il nostro affascinante avventuriero del 1940 con un passato sconvolgente. Shahara Hasan è il sergente donna del 2014 che cammina tra religione e potere. E Maplewood, una smemorata del 2050 post-apocalittico, porta una prospettiva inquietante a tutto questo”.

La serie tv Bodies avrà una seconda stagione?

Bodies per adesso è una serie limitata, il che significa che non è prevista una seconda stagione. Ed infatti in una nuova intervista rilasciata a Hello!, lo sceneggiatore di Bodies Paul Tomalin ha confermato che non ci sono piani attuali per continuare la serie.

“Siamo andati da Netflix dicendo ‘questa è una serie unica, questa è una cosa fatta e finita, vogliamo chiuderla’ perché penso che quando hai un concetto così incredibile in anticipo, ti [imprecazioni] il tuo pubblico se non lo risolvi”, ha spiegato Tomalin. “Come spettatore, odio quando si ottiene questa cosa fantastica e alla fine si dice ‘duh, duh, duh’, e si pensa ‘giusto, quindi devo aspettare un anno e mezzo’. Penso che sia un dovere nei confronti del pubblico, con una storia così propulsiva, concluderla e risolverla. Quindi, volevamo davvero che aveste la sensazione di aver visto il sipario rosso alla fine. Detto questo, quando si vede la parte posteriore, c’è sicuramente un punto di riferimento. Ma la premessa che lo spettacolo pone arriva alla fine. È stato un privilegio poter dire: “Se non ci sarà una seconda stagione, questo è il pasto, c’è il dessert, c’è il caffè…”. È tutto. La chiusura”.

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