L’industria tessile del Bangladesh è a rischio perdita di ben 400 milioni di dollari, dopo la protesta studentesca di grande portata, che ha indotto alla fuga il primo ministro nella giornata di ieri. Domenica però i leader del settore hanno affermato che la situazione è “stabile”. E la situazione pare essersi stabilizzata per il “drastico cambiamento in termini di atteggiamento” che ha coinvolto dirigenti delle fabbriche e del governo. Questo lo ha affermato Kalpana Akhtar, presidente della Federazione dei lavoratori tessili e industriali del Bangladesh. “Le discussioni sugli aumenti salariali avvengono solo quando i lavoratori scendono in piazza”. Per lei i cambiamenti sono necessari “per garantire stabilità a questo settore” senza il quale “la calma non potrà durare”.

L’industria del tessile a rischio dopo la protesta in Bangladesh

Il tutto perché sono 3.500 le fabbriche di abbigliamento della nazione dell’Asia meridionale che rappresentano circa l’85% dei 55 miliardi di dollari di esportazioni annuali del Paese. Già le rivolte di luglio avevano causato notevoli disagi nel settore. E le settimane in cui le manifestazioni si sono protratte hanno causato la morte di oltre 450 persone, tra cui 42 agenti di polizia: lo dice il conteggio dell’AFP basato su fonti ospedaliere e di polizia.

Khandaker Rafiqul Islam, presidente dell’Associazione dei produttori ed esportatori tessili del Bangladesh, dice. “Il comparto attualmente è stabile dopo aver attraversato un periodo difficile”. E ha stimato che le perdite ammontano a 400 milioni di dollari, oltre al fatto che il settore necessita ancora di essere protetto dalle forze di sicurezza. “Gli acquirenti hanno riacquistato fiducia nell’abbigliamento del Bangladesh, ma il mantenimento ininterrotto della legge e dell’ordine pubblico è fondamentale per preservare la stabilità”.

Marianna Soru

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