“Lo vuoi un palloncino?”, la recensione di IT

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Di Redazione Metropolitan

(La recensione NON contiene SPOILER)

Il film It è l’adattamento cinematografico più atteso in assoluto fra le opere letterarie del maestro del terrore Stephen King. Uscito in tutte le sale italiane il 19 ottobre 2017, è già record al botteghino: il primo giorno ha incassato oltre un milione di euro, un successo che non si verificava da tempo.

Locandina italiana film It (2017) – Immagine web

Piove. Georgie Denbrough sta correndo parallelamente alla sua barchetta per le strade dell’immaginaria cittadina del Maine, Derry, ma non sa cosa gli accadrà quando si imbatterà in Pennywise

Una creatura informe e mostruosa, il cui bigliettino da visita è il famoso palloncino rosso che galleggia a mezz’aria, è insediata nel sottoterra di Derry in particolare nelle foglie e si risveglia dal suo sonno primordiale ogni 27 anni. It tormenta i bambini nutrendosi delle loro paure più profonde, l’identità che assume per avvicinarsi ad essi è Pennywise il clown ballerino. È la personificazione del male stesso. Il Club dei Perdenti, composto da Bill  (il fratello di Georgie) e dai suoi amici Richie, Eddie, Stan, Beverly, Ben e Mike, ha intenzione di scoprire la verità sulla sorte di suo fratello in quel  giorno di pioggia, anche a costo della vita. È un viaggio alla scoperta dei misteri dell’infanzia e della maturità, dove l’amicizia simboleggia una delle poche vie di salvezza.

Questo è il primo capitolo del nuovo It e racconta solamente la prima parte del corposo romanzo di Stephen King, in realtà ben più complesso di ciò che abbiamo visto. Non si tratta di un libro di paura ma un libro sulla paura. La paura è il filo rosso che lega a sé le singole storie del personaggi, è il punto debole di ognuno, ma è anche la forza di It. Trasporre le opere di King non è cosa da poco soprattutto nei casi come questo in cui c’è abbondante mole letteraria. È un’impresa difficile portata a termine con soddisfazione dal regista Andrés Muschietti che ha creato una pellicola horror, di formazione e di avventura con un occhio ai vecchi Goonies e al nuovo Stranger Things  (l’attore che interpreta Richie, Finn Wolfhard, non a caso ne è il protagonista).

Le differenze tra film e libro sono molte, ovviamente. A partire dal periodo in cui sono ambientati: il romanzo inizia negli anni ’50, nel film invece ci troviamo negli anni ’80, probabilmente per rendere il tutto più vicino a noi. L’alternanza dei piani temporali (che la miniserie degli anni ’90 aveva più o meno rispettato) è assente nel film: nel primo capitolo i protagonisti sono bambini, mentre nel secondo saranno adulti. È una scelta discutibile quella di fare due film indipendenti poiché nel libro questa divisione, che si interseca continuamente, è alla base della trama. La storia del film è la stessa ma l’evolversi della trama ha poco a che vedere con lo scritto di King. Tanti dettagli sono trascurati o addirittura non citati, scene importanti non sono state riportate, altre sono state create dal nulla. Nonostante ci sia stata un ottima cura nelle riprese, i dettagli descritti dal Re del Terrore possono essere colti solo sfogliando realmente le sue pagine. Resta comunque una trasposizione e bisogna che i più fedeli lettori del libro tengano a mente il fatto che il regista ha piena libertà. La reale essenza di It non è adattabile allo schermo e su questo non c’è alcun dubbio, ma Muschietti è riuscito a riassumere discretamente ciò che fa importante doveva essere visto. La vera pecca è l’analisi psicologica dei personaggi che nel libro emerge in maniera eccellente fin da subito. Nel film riusciamo solo accesso sfiorare tutto quello che stanno vivendo, nel libro siamo immersi insieme a loro. Il personaggio di Bill dall’animo tormentato dal dolore meritava maggior spazio. Spettava anche a Ben che nel libro ha più rilievo, in particolare nel momento in cui entra anche lui nel Club dei Perdenti.

La perla di questo film è la bravura dei giovani attori nell’interpretazione dei loro personaggi nonostante non siano stati approfonditi a dovere. Bill Skarsgård è il nuovo Pennywise: prende l’eredità lasciata dal Tim Curry della versione televisiva. L’inquietudine che suscitava Tim Curry non è replicabile, ma il nuovo Pennywise ha delle espressioni da oscar, di gran lunga più psicopatico ed ipnotico dell’originario. Il suo costume antico come il male che è presente sulla terra da tempi antichi è migliore anch’esso. Il doppiaggio un pò alla Disney lascia correre un piacevole brivido che ci incuriosisce ancora di più.

Nel complesso It è un film da vedere, sia per gli appassionati dell’horror che non possono perderselo sia per chi da quando era piccolo aveva gli incubi solo sentendo questo nome. It è un cult dell’horror ed è un bene mandare di nuovo in tendenza una tale operare letteraria. È sulla bocca di tutti, le sale sono piene, e tu cosa aspetti? Lo vuoi un palloncino?

VOTO 8.5 / 10

Pennywise il clown ballerino – Immagine web

 

Giulia Pappalardo