Lo scorso 4 marzo migliaia di serbi hanno manifestato a Belgrado per dire sì all’intervento russo in Ucraina. I dimostranti si sono detti contrari alla decisione del governo della Serbia di unirsi alla comunità internazionale, condannando l’intervento di Putin in Ucraina. Una dimostrazione in controtendenza con quelle pacifiste che si sono registrate in questi giorni in Europa.
I punti di contatto tra Putin e la Serbia
I manifestanti si sono raccolti attorno alla statua dello Zar di Russia Nicola II, e si sono poi spostati verso l’Ambasciata della Federazione russa per esprimere l’appoggio alle decisioni di Putin. Insieme allo sventolamento delle bandiere rosse e delle immagini rappresentanti il Presidente della Russia, in Serbia sono state strappate e bruciate delle bandiere dell’Unione europea.
Nei giorni scorsi la Serbia ha votato a favore della risoluzione dell’Onu tramite cui si è condannata l’invasione del Cremlino in Ucraina. Tuttavia, il governo non si è mosso sulla scia di Unione Europea e USA per quanto riguarda le sanzioni e la sospensione del traffico aereo. I due principali motivi alla base di questa decisione sarebbero le forniture di gas e il sostegno russo a Belgrado nel non riconoscere l’indipendenza del Kosovo.
Ciò che rende contraddittorie le manifestazioni serbe è la volontà di voler entrare a far parte dell’Unione europea. Infatti, nel 2009, la Serbia ha presentato la domanda per diventare membro di tale organizzazione.
Michela Foglia
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