La strada senza ritorno: recensione.

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Di Redazione Metropolitan

Il 26 ottobre è divenuto disponibile presso le librerie italiane la nuova opera di Andrzej Sapkowski, autore della fortunatissima saga dello strigo Geralt e “padre spirituale” della trilogia videoludica The Witcher. Di seguito forniamo una recensione del prodotto!

Il titolo del sopracitato prodotto è La strada senza ritorno : si tratta di una raccolta di otto racconti di cui solo uno è stret

Photo Credits: Mondadori Store

tamente associato al mondo di provenienza dello strigo. 

Le restanti storie sono una miscellanea della produzione di Sapkowski nel corso della sua carriera: opere pubblicate per apposite antologie letterarie, racconti nati per comparire su riviste fantasy, fortuite collaborazioni editoriali e così via discorrendo.

Prima di dedicarci ad una breve descrizione de La strada senza ritorno è necessario fare un piccolo appunto circa una dichiarazione dell’autore e circa un particolare che ha amareggiato non poco i fan italiani.

Sembrerebbe infatti che il libro nella sua edizione integrale comprenda non otto ma ben dieci racconti ! Le due storie mancanti all’appello sarebbero Qualcosa finisce, qualcosa comincia e La polvere della battaglia.

Al momento mancano dei dettagli circa le ragioni di questa scelta così che né la casa editrice italiana Editrice Nord (incaricata della pubblicazione delle opere dello scrittore in Italia) né lo stesso Sapkowski hanno rilasciato una spiegazione a riguardo. 

Si può fare riferimento solo alla nota della casa editrice in capo al testo in cui si attesta che per esplicita richiesta dell’autore non sono stati compresi all’interno dell’edizione italiana i due racconti sopra menzionati.

Delle otto vicende narrate la prima, denominata come il libro La strada senza ritorno, è l’unica che abbia un collegamento diretto con il mondo di Geralt ma non è solo la narrazione a creare un nesso in quanto è lo stile attraverso cui Sapkowski racconta ad accogliere il lettore con un caldo benvenuto.

È un modo di introdurre il lettore agli eventi che ricorda una scene ricorrente nelle storie balcaniche o di tradizione slava: un viandante solitario batte la via in una fredda giornata d’inverno, calano le tenebre e la temperatura diventa ostile. 

Il viaggiatore arranca nella neve e si oppone al vento tagliente e gelido che soffia contro di lui, continuando fino a quando non inizia a perdere la speranza di trovare un riparo per la notte quand’ecco che scorge un bagliore soffuso e una casetta in lontananza! 

Al momento di chiedere ospitalità dalla bufera, il padrone di casa si prodiga a far accomodare l’estraneo con fare amichevole davanti ad un umile fuocherello o una piccola stufa.

Ecco, come la sensazione del calore che riscalda il sangue e riempie il corpo di vita; un fremito di gratitudine, una comunione intima con lo scrittore, lo stato d’animo equivalente di chi ritrova un amico. 

Tutto questo appartiene al novero delle possibili sensazioni trasmesse attraverso questo racconto a coloro che leggono.

Non possiamo scendere nei particolari al fine di non rovinare il piacere della scoperta ma basterà un cenno per accendere di curiosità l’animo dei fan: la storia verterà sulla madre di un certo strigo di vostra conoscenza!

Delle altre vicende narrate abbiamo due racconti di guerra; un racconto che prende ispirazione dalla poesia tedesca mediavale; una vicenda a sfondo horror; una rielaborazione parziale degli eventi esposti da Lewis Carrol in Alice in Wonderland; una storia di sangue e magia molto particolare per il punto di vista che assume.

Il nome di quest’ultimo racconto è I fatti di Mischief Creek e presenta spunti interessanti per una varietà di motivi, tra cui quello non indifferente di permettere al lettore di giudicare la piega degli eventi non solo dal punto di vista di una società patriarcale e maschilista ma anche da quello di un’alternativa e quasi utopica società matriarcale.

Senza scendere troppo in profondità per evitare spoiler, basti dire che la crudezza e l’arroganza di un manipolo di uomini incontra la morbidezza e la flemmaticità di un gruppo di donne. Due modelli di vita al confronto, due visioni di insieme diverse, ideali antitetici e considerazioni opposte.

Per concludere, c’è un assunto interessante a proposito del ruolo della figura femminile all’interno del panorama folklorico e mitologico.

È riscontrabile la presenza in molti culti antichi di figure femminili forti, dee potenti e terribili, mostri di ineguagliabile potenza. Parimenti in certe sezioni della letteratura moderna e contemporanea viene rievocata tramite appositi espedienti quell’aura sovrannaturale connessa al ruolo delle forze femminili, potenze che devono essere controllate perché altrimenti, se lasciate a se stesse, rischierebbero di stravolgere il mondo costruito a immagine e somiglianza del e dall’uomo.

Sapkowski aggira la cortina di nebbia che protegge quest’idea per presentare un elemento a lui caro: la contrapposizione tra ciò che c’era di buono nei tempi antichi e che purtroppo svanisce e il rigoglio di un nuovo fenomeno, l’avvento e la consolidazione della società maschile.

Una storia piacevole da leggere, pregna di spunti interessanti e in grado di aprire il pensiero circa la direzione che sta prendendo il mondo.

L’ultima narrazione, dal titolo Maladie, è degna di una certa considerazione: rifacendosi ad un soggetto tanto antico quanto nobile, Sapkowski offre la sua personale rielaborazione di un passaggio del ciclo arturiano: gli eventi che legano il destino di Tristano e Isotta.

Il tono del racconto potrebbero provocare delle reminiscenze negli amanti delle vicende di Geralt benché si abbia a che fare con episodi del tutto differenti.

L’abilità e la passione dello scrittore sono state capaci di proporre un modello insigne di scrittura dove è stata fatta mostra di una dote meravigliosa. 

Pochi riescono infatti nel celebrare la trasposizione degli eventi e allo stesso tempo nell’omaggiare il mondo interiore dei sentimenti dei personaggi; quando poi si tratti di prendere in esame le sensazioni di personaggi secondari elevandoli a protagonisti assoluti del racconto, ancora meno autori hanno dimostrato di avere la bravura necessaria.

Al centro dell’episodio riportato vi sono infatti un uomo e una donna, Moroldo dell’Ulster e Brangania di Cornovaglia; due persone legate ai fili dell’esistenza di Tristano e Isotta, con i quali entrano in contatto e interagiscono ma da cui prendono anche le distanze per porsi come personaggi autonomi e dotati di una propria dignità letteraria.

Essi sembrano voler trasmettere il messaggio di poter e voler esistere anche al di fuori delle vite di altri più celebri individui. I momenti nei quali il focus cala sull’introspezione e sulla presa di coscienza della propria storia e del proprio valore mostrano una coppia fatta di umane debolezze: un uomo e una donna fatti di amore, coraggio, paura, speranze, desideri, angoscia e tutte le emozioni dello spettro umano.

Il tono pacato e solenne ed il ritmo moderato attraverso cui si snodano gli eventi relegano al racconto un’aura di rispetto e di magia; similmente, lo stesso che una persona possa provare al cospetto delle Nebbie di Avalon.

 

–  Alessandro Mannarini –

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