In occasione della giornata contro la violenza sulle donne vogliamo spederere qualche parola su chi quella violenza la combatte ogni giorno al fianco delle donne stesse. Dalla Divisione Anticrimine alla sezione Vittime Vulnerabili, alla ONG Differenza Donna: tutti rappresentano la lotta che ogni giorno si combatte contro la violenza di genere.
Nell’opuscolo, frutto della esperienza della Polizia di Stato, vengono raccolte parte delle testimonianze di alcune vittime affinché, come spiega il Direttore Centrale Anticrimine Francesco Messina:
“la lettura di ogni singola storia riportata possa scardinare ogni paura e rappresentare per le innumerevoli vittime di violenza di genere lo stimolo a chiedere aiuto e denunciare”.
Si, perché denunciare presuppone il coraggio di parlare, e a volte si rivela l’ostacolo più difficile da superare.
Obiettivo dell’opuscolo è quello di informare nel tentativo di rendere consapevoli le vittime dell’aiuto che possono ricevere. Alcuni si distinguono per essere stati creati ad hoc per far fronte all’emergenza Covid.
Ad esempio, con l’aggiornamento dell’app YOUpol – che si avvale anche della collaborazione dei Servizi Sociali, dei Centri Antiviolenza e dei Presidi Ospedalieri dislocati sul territorio – è possibile chattare direttamente con la sezione specializzata e comunicare la propria posizione tramite il GPS integrato.
La battaglia contro la discriminazione ha una storia breve. Risale al 1975 il primo provvedimento con l’approvazione del nuovo diritto di famiglia e l’abolizione dell’autorità maritale.
La donna come proprietà
La donna, però, viene ancora considerata una proprietà il che dimostra come, nonostante la legislazione italiana a tutela, il problema sia culturale. Motivo per il quale la “cura” debba ricercarsi in un cambiamento che parte dalle radici della società.
Il ruolo decisivo, come spiega Francesco Messina
“spetta alla comunità. Tanto più una donna si sentirà protetta nel contesto in cui vive tanto più capirà che uno schiaffo ricevuto non è solo uno schiaffo. Che la denuncia non sarà un atto di cui vergognarsi, ma la giusta soluzione a un percorso di violenza subita”.
Fin quando le donne si sentiranno sole nell’ambito della comunità, l’impegno rimarrà incompiuto. Lo scopo è proprio quello di aiutare le donne vittime nel raggiungere la consapevolezza che la violenza non è una forma di amore.
I numeri messi a disposizione, tra cui il 1522 (numero antiviolenza e stalking), diventano luoghi di incontro e confronto.
La violenza di genere è un problema “per le donne” ma non “delle donne”
La convinzione che la violenza sia solo un problema privato non fa altro che minimizzare la questione. È un problema sociale e come tale bisogna combatterlo come membro attivo di una società. Dagli strati più alti dell’élite politica al vicino di casa che chiude le tende piuttosto che agire.
L’aspetto culturale e mediatico gioca un grande ruolo
Troppo spesso le vicende di femminicidio vengono sminuite con l’utilizzo di un linguaggio errato.La frase era un “bravo ragazzo” è stata scritta fin troppo spesso.
L’idea che la violenza possa essere giustificata con raptus, gelosia, o persino il troppo amore è il genere di substrato culturale che bisogna eliminare.