L’altra donna è il titolo dell’ultimo romanzo di Cristina Comencini uscito per Einaudi lo scorso settembre. Un romanzo dove la figura maschile rimane ai margini; Pietro infatti, il protagonista maschile apparentemente conteso fra le due donne, la moglie e la nuova giovane compagna, in realtà rimane solo un pretesto per indagare se stesse e la propria esistenza. Entrambe sono l’altra donna, rivali nell’immaginario, complici nella realtà della vita. Attraverso la conoscenza che l’una avrà del rapporto dell’altra con Pietro, riusciranno a liberarsi di quelle catene che le tengono ancorate al terreno facendole sentire prigioniere. “Le cose vere sono nascoste, bisogna scavare per scoprirle”. E sarà scavando nel passato, che tutti loro scopriranno che non si può ricominciare, non si rinasce ogni volta che si cambia vita, e che in amore non ci sono solo due persone, ma tutte le altre che i due creano e si portano dietro.
Il romanzo
La storia è quella di Elena, giovane contabile che si innamora del suo ex Professore di economia, Pietro, di trent’anni più vecchio di lei. L’illusione e l’inesperienza, portano Elena a credere che possano vivere come facendo tutto per la prima volta. Come se il passato non esistesse; se lui non avesse avuto per vent’anni una moglie e tre figli. Come se lui non fosse già stato felice. Pietro è l’uomo di mezza età che cerca la giovinezza perché convinto sia sinonimo di leggerezza, che proprio per questa ragione rifugge il passato della sua donna. Rifugge e non gli riguarda. La storia fra i due si complica quando la ex moglie con uno stratagemma riesce a contattare prima, e conoscere dopo, Elena. Confrontandosi, confidandosi, scoprono che l’avere vissuto con lo stesso uomo in tempi diversi, fa si che questo non sembri lo stesso. La storia precipiterà definitivamente, quando a casa di Pietro ed Elena verrà a vivere il figlio poco più che ventenne di lui, il quale aprirà uno squarcio definitivo sulla figura dell’uomo.
Il microchimerismo maschile
Secondo recenti studi scientifici il 63% delle donne conserva il DNA di tutti gli uomini con cui ha fatto sesso. Il microchimerismo maschile lo chiamano, e questa è la prima cosa che accomuna due donne che condividono o hanno condiviso lo stesso uomo. Ma, seppur nel confronto generazionale, ad accomunare le donne in tempi, luoghi e situazioni diverse, c’è quell’illusione che le porta a credere che l’amore possa durare. Illusione che accomuna anche i figli delle coppie che spesso si ritrovano a vivere due realtà diverse: quella in cui i genitori erano innamorati, e quella in cui, corrosi dall’abitudine, si allontanano fino a perdersi.
Non è dalle discussioni che devono riprendersi i figli, ma dalla fine dell’inganno. Quando nascono bisognerebbe educarli subito : Siete nati, ma non vi fate illusioni! Siete solo figli dell’amore che finisce sempre.
Finisce perché non si vuole invecchiare, per la noia dei problemi quotidiani che cambiano il modo di interagire. Se per la donna la quotidianità è sicurezza, per gli uomini diventa spesso trappola mortale. L’uomo, anche Pietro, non riconosce più nella compagna che ha sposato e che amava con forza, quella ragazza di un tempo. Quando la conoscenza diventa profonda, si annoia e scappa via. Perché nella conoscenza c’è la verità, la debolezza, e conviverci e accettarla diventa una fatica. È l’immaturità affettiva, la non educazione al sentimento, che viene da lontano e distrugge tutto: passato, presente e futuro. Per amarli, conclude Elena, figlia di questa generazione: bisogna non svelare troppi misteri, non usare troppe parole, diffidare della rivale, non conoscere il loro passato, andare fiduciose verso una nuova vita. Impossibile.
Nessuno si salva da solo
Attraverso il viaggiare nel cuore e nel tempo di tutti i personaggi, scopriamo le storie familiari che hanno segnato le loro vite e le loro scelte. Il figlio di Pietro che entra nella loro casa e nella loro intimità, risveglierà Elena alla giovinezza, la farà guardare al futuro con occhi nuovi, un futuro che lei deve ancora vivere, ma che per un compagno molto più vecchio, è già finito. L’altra donna sarà sempre presente, sempre con loro; è la storia dell’altro, il suo amore andato in pezzi. È tutto quello che ha perduto e che ha disallineato il suo centro. “Siamo una catena di storie d’amore, una dentro l’altra, e i fallimenti appartengono a tutti. Ero figlia di una serie di donne che venivano prima di me, come lui lo era degli uomini. Non ci si salva da soli”.
Cristina Di Maggio
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