La regista Wachowski di Matrix 4 confessa all’International Literature Festival di Berlino di averlo fatto per manifestare e superare un grande dolore, povocato dalla scomparsa dei genitori e di un caro amico in tempi ravvicinati.

Matrix 4: una terapia del dolore per Lana Wachowsi

Lana Wachowski, regista della saga di Matrix, spiega all’International Literature Festival di Berlino perché ha deciso di riportare in vita i personaggi di Neo e Trinity in “Matrix: Resurrections. Inizialmente il capitolo “Matrix” era chiuso per Wachowsi dopo il terzo episodio della saga, così come lo era anche per la maggior parte del pubblico. Warner Bros aveva tentato però per anni di convincere Iana e la sorella Lilly, che aveva collaborato alla realizzazione di “Matrix”, a tornare sui grandi schermi con un quarto episodio, offrendo cifre anche molto alte. Nell’agosto del 2019 però la casa di produzione Warner Bros annunciò l’arrivo di “Matrix 4”. Perché questo cambiamento di idea?

Secondo quanto riportato da Federico Barcella in Stay Nerd, Wachowski si è convinta a creare un quarto episodio con la resurrezione di Neo e Trinity, non tanto perché allettata dall’ingente somma offerta da Warner Bros, quanto più per la necessità di manifestare e superare un gran dolore provocato dalla scomparsa dei genitori e di un caro amico in tempi ravvicinati.

Foto di Frazer Harrison della regista di Matrix Lana Wachowski.

«Alla morte di mio padre è seguita quella di un caro amico e quella di mia madre. Non avevo idea di come poter superare un dolore così grande. Il mio cervello si è sempre rifugiato nell’immaginazione e una notte, mentre stavo piangendo e non riuscivo a dormire, mi è balenata in testa tutta questa storia – spiega la regista -. Non potevo più avere mia madre e mio padre, ma improvvisamente avevo Neo e Trinity, indubbiamente i due personaggi più importanti della mia vita. Mi è stato di conforto immediato ritrovarmeli davanti, ed è stato estremamente semplice. Puoi guardarli e dire ‘Ok, queste due persone sono morte’ e ‘Ok, riportiamole in vita’ e ‘Oh guarda, non è una bella sensazione?’. Si, certo che lo è! È semplice, ed è quello di cui è capace l’arte, di cui sono fatte le storie, entrambe capaci di darci conforto».