L’intelligence dell’Arabia Saudita, secondo il Wall Street Journal, avrebbe comunicato agli Stati Uniti che l’Iran sarebbe sul punto di attaccare obiettivi nel paese. Tutte le forze militari dell’area, e quelle Usa, sono state poste in stato di allerta.
La mossa, secondo Riad, sarebbe legata alla necessità di spostare l’attenzione dei cittadini dalle proteste interne, che continuano a sconvolgere l’Iran malgrado i tentativi di reprimerle. L’intenzione di Teheran sarebbe quella di attaccare sia l’Arabia Saudita che la città di Erbil, nel Kurdistan iracheno, che ospita una base americana. Le proteste di piazza, che ora chiedono l’abbattimento del regime, avevano fin dall’inizio anche una dimensione etnica: Mahsa Amini, la ragazza morta dopo essere stata arrestata dalla Polizia morale, faceva parte della minoranza curda, che da tempo lamenta violenze e discriminazioni.
Il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca si è detto preoccupato per gli avvertimenti e pronto a rispondere se l’Iran effettuasse un attacco.
“Siamo preoccupati per la minaccia e rimaniamo in contatto costante con i sauditi attraverso i canali militari e di intelligence”, ha affermato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. “Non esiteremo ad agire in difesa dei nostri interessi e partner nella regione“, ha aggiunto.
L’Iran ha già attaccato il Nord dell’Iraq con dozzine di missili balistici e droni armati dalla fine di settembre; un drone è stato abbattuto da un aereo da guerra statunitense mentre si dirigeva verso la città di Erbil, dove hanno sede le truppe americane. Teheran ha pubblicamente accusato i curdi iraniani di aver fomentato i disordini in casa. Le autorità iraniane hanno anche accusato pubblicamente l’Arabia Saudita, insieme a Stati Uniti e Israele, di istigare le manifestazioni.