L’arte di Devitalizart

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Di Redazione Metropolitan

Qualche tempo fa ho conosciuto Devitalizart. Ci sono pochi artisti nella vita che quando li conosci non ti deludono. La sottoscritta è stata sempre terrorizzata da questo stato di cose. Di conseguenza non ho mai cercato di approfondire troppo la conoscenza dei miei idoli, anche quando se ne è presentata l’occasione. C’è da dire però che sono stata notevolmente fortunata: quelli che ho conosciuto ho finito per adorarli anche come persone. E Devi è sicuramente nella mia top ten. Controparte oscura della mia anima, cantante lirica delle mie idiosincrasie, poetessa dell’odio, rock star del nerd.

Piccole spiegazioni (foto dal web)

Comincia come piccola sith in erba, assetata del potere derivante dalle parole e dal disegno tanto che, senza attingere in alcun modo alla forza, vince il concorso per la scuola di sceneggiatura della Rai. Ma la strada tracciata non fa per lei, non c’è predestinazione che tenga.

Così finisce per riversare sulle pagine della sua Moleskine più che banali storie frammenti di tutto un mondo. E non parlo del suo solo mondo. Sarebbe decisamente troppo facile non trovate? Parlo del mondo della gran parte dei trentenni nerd dell’emisfero occidentale.

La scimmia dell’ansia che ci tocca sopportare (foto dal web)

Impostato su sketch molto brevi, spesso limitati a poche battute, l’umorismo di Devi necessita di un lavoro di condensazione estremamente accurato, per potersi dispiegare in così poco spazio. Questo processo viene portato puntualmente a compimento. Il risultato finale sono dei piccoli scorci di vita che agli occhi di odiatori seriali (qual è la sottoscritta) assumono il valore di preziose miniature trappiste.

La gran parte dei contenuti fin ora prodotti dalla ragazza si concentra su un universo quasi monadico, dove l’alter ego di Devi, “Little Devi” per così dire, si chiude nella propria stanza, nelle proprie idiosincrasie, nel proprio rifiuto di qualsiasi cosa ci possa essere al di fuori. E va benissimo così, visto che rinchiuso tra quelle quattro mura c’è effettivamente tutto ciò che le (e mi) serve. Libri. Fumetti. Calde coperte e serie tv. Matite colorate e pennini. Fogli e cartoncini. Agende, mug, statuette, astucci, poster… Che diamine di senso ha uscire di casa?

Quanti di voi reagiscono esattamente così? (foto dal web)

E ogni singola parola che compare nelle sue nuvolette mira a far capire quanto poco ha bisogno della realtà esterna. Quanto, di fatto, tutto quello che le serve è essere lasciata in pace a vivere la propria vita interiore, fatta di Game of Thrones e Star Wars. Non c’è solitudine in questo, quanto una quasi inconcepibile ricchezza: se ti bastano i tuoi fogli e i tuoi sogni, la sottoscritta osa affermare che sei più ricco di un Lannister.

A questo si aggiunge ovviamente quel tocco di misantropia che non posso far proprio a meno di adorare: c’è spazio al massimo per una mamma e un cucciolo, niente di più. Non  Le persone, se ci pensate bene non sono così interessanti. Io sono anni che cerco di convincere i miei amici ad essere come Ragnar Lothbrok o Roland di Gilead. Ma niente, si ostinano tutt’ora a perseverare nella normalità.

La misantropia fatta donna (foto dal web)

Ciò che la prima volta mi ha colpito di più delle rappresentazioni di Devitalizart è il fatto che non sono poi molte – sfortunatamente – le donne fumettiste che pongono le proprie tendenze nerd come base al proprio lavoro. Sembra generalmente che questa particolare sezione dell’universo venga ancora percepita come quasi esclusivo appannaggio dei maschi. Puah. Niente di meno vero. E ragazzi, potete protestare quanto vi pare ma se persino l’ultima speranza dell’Alleanza Ribelle è una donna, che potete farci? Rivendichiamo il nostro posto. Ci piacciono i videogiochi, la fantascienza e i fumetti: fatevene una ragione e soprattutto fateci posto.

Pagina (di diario) dopo pagina, Devitalizart dispiega sotto i nostri occhi tutta una serie di ansie che – a modesto parere di scrive – appartengono a un’intera generazione, con un’analisi che si avvicina a quella di Zerocalcare, seppur ancora non così sviluppata e approfondita. Sicuramente la base è comune, però, e su questo è difficile che ci piova. Siamo tutti trentenni disperati, senza la più pallida idea di che cosa fare da grandi. Senza sapere come schivare le responsabilità che continuano a pioverti addosso come una grandinata estiva particolarmente ostica. Dobbiamo tutti sopportare il peso di quella scimmia d’ansia con “la fiatella”, osserviamo tutti i nostri “gattini di polvere” con una sorta di vaga nostalgia per il mondo esterno ma con la ferma volontà di non metterci piede, per quanto possibile.

Devi o dell’intolleranza (foto dal web)

Lo stile grafico bianco e nero quasi del tutto netto si conforma perfettamente alla visione delle cose che traspare dalle pagine di Devi, ulteriormente esaltato dai freschi e moderni tratti caricaturali che utilizza per la sua auto-rappresentazione.

In sostanza Devitalizart è pienamente consapevole del mezzo espressivo che utilizza: piega le sue leggi al suo volere come un sith la mente da manipolare. Non avendo ancora prodotto un’opera più complessa non possiamo addentrarci ulteriormente nell’analisi delle sue opere, ma possiamo augurarci di vedere quantomeno una raccolta sugli scaffali delle librerie il più presto possibile. E sì, se ve lo state chiedendo, è una velata minaccia, Devi. Vedi di muoverti.

Tua affezionatissima,

Gaia