A Sabaudia, provincia di Latina, dei braccianti sikh di origine indiana venivano costretti a doparsi attraverso sostanze stupefacenti per reggere agli sfinenti turni di lavoro. 12 ore al giorno di lavoro sotto il sole per 4 euro l’ora, costretti a tradire la propria cultura e religione per cui è severamente proibito l’uso di droghe. La richiesta di forza-lavoro ha infatti portato nella provincia di Latina circa molti sikh, 12mila secondo le stime della Cgil ma probabilmente sono molti di più. L’inchiesta rivela l’esistenza di un vero e proprio circuito para schiavistico in cui i braccianti indiani venivano costretti a turni di lavoro sfinenti e costretti ad assumere sostanze dopanti, mettendo a rischio la loro salute e offendendo la loro dignità personale.
Nel corso dell’indagine “no pain” condotta dai carabinieri del Nas di Latina e iniziata ad Aprile 2020 sono indagati in quattro a vario titolo per illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, frode processuale, falso e truffa ai danni dello Stato.
Il medico indagato è accusato di aver rilasciato in favore di 222 assistiti di nazionalità indiana circa 1000 prescrizioni per finalità non terapeutiche della distribuzione di oltre 1500 confezioni di un farmaco stupefacente contenente ossicodone, non per curare delle patologie ma per permettergli di sopportare gli estenuanti turni di lavoro. Inoltre il medico è accusato di aver prescritto 3727 ricette falsando l’esenzione del ticket in favore di 891 pazienti, causando un danno di 146mila euro al Sistema Sanitario Nazionale, di aver redatto certificati medici falsi per regolarizzare illegalmente cittadini extracomunitari, di aver prescritto farmaci mai consegnati ai pazienti, garantendo il rimborso alla farmacista, e di aver scritto un falso certificato medico, in accordo con l’avvocato, per far uscire di prigione un uomo attestandogli false patologie.
Seguici su Metropolitan Magazine