L’autotrasporto italiano in tilt: il carburante costa troppo

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Di Redazione Metropolitan

L’autotrasporto italiano si ferma a causa dei prezzi del carburante. Da lunedi 14 marzo, le aziende di autotrasporto sospenderanno a livello nazionale i loro servizi a causa di forza maggiore.

Dichiara Trasportounito che non è uno sciopero o una vendetta, ma definisce questa operazione come un’iniziativa che punta a coordinare le manifestazioni sullo stato di estrema necessità di questo settore. “La sospensione dei servizi era inevitabile” è questa una frase allarmante rivista nella lettera inviata da Trasportounito alla Presidenza del Consiglio, al Ministro e al Vice Ministro delle Infrastrutture delle Mobilità Sostenibili e al Presidente della Commissione di Garanzia in Scioperi. Continua Trasportounito sottolineando che è stata fatta questa scelta “anche per tutelare le imprese e impedire che le esasperate condizioni di mercato, determinate dal rincaro record dei carburanti, si traducano in vantaggi per altri soggetti del settore trasporti, ovvero in addebiti per obblighi contrattuali che le imprese della filiera logistica non sono più in grado di garantire”.

La paura sovrastante è quella dei rifornimenti nei supermercati, sopratutto per i beni deperibili. Anche questa è una ripercussione della guerra che sta avvenendo in Ucraina, questo conflitto, che ormai sta diventando una questione mondiale, ma aumentare in continuazione il costo del pieno che purtroppo era già in crescita da mesi. L’ultimo incremento è riuscito a portare la benzina e il diesel attorno o in certi casi addirittura sopra i due euro al litro, e si sta inalzando anche il costo del metano per auto.

L’annuncio degli Stati Uniti e il Regno Unito sul petrolio russo ha orientato le quotazioni ad essere più alte. Questo non riguarda solo il gas, ma si riferisce a tutta l’energia che sta acquisendo prezzi sempre più alti. Aumentano i prezzi delle materie prime alimentari, e questo si riscontra sopratutto sui cereali a causa del blocco delle attività dei porti di Mariupol e Odessa. Possiamo vederlo nel costo del mais e il grano, non si vedevano valori simili dal 2008. L’Ucraina e la Russia coprono un terzo del commercio mondiale di grano, hanno quasi il 20% del commercio del masi e l’80% delle esportazioni di olio di girasole.

Dobbiamo fare mente locale che ci potranno essere dei prodotti che mancheranno nei supermercati, però tutti invitano a evitare l’allarmismo. Ci sono esponenti come Unicoop Firenze che decide di limitare le vendite, dicono che “Al momento non emerge alcun rischio relativo alla mancanza di prodotti nei propri supermercati a causa della guerra in corso in Ucraina. Tuttavia, alla luce di diversi episodi di accaparramento che si sono verificati nei punti vendita Coop.fi da parte di alcuni operatori commerciali, la Cooperativa ha deciso di mettere un limite all’acquisto di 4 pezzi per carta socio per olio di semi di girasole, farina e zucchero. Prodotti di largo consumo quotidiano. Una decisione che vuole tutelare da eventuali rischi speculativi tutti i soci e clienti che ogni giorno fanno la spesa nei punti vendita Coop.fi”.

11 Marzo

Valeria Muratori

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