Lazio, il 30% dei contagiati è asintomatico. Totale sotto ai 4000

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Di Redazione Metropolitan

La regione Lazio conferma il trend in calo dei contagiati, favorito dalla combinazione di test sierologici e tamponi

Tutti i bollettini delle Asl del Lazio riportano numeri di persone uscite dalla sorveglianza domiciliare superiore a quelli di nuovi casi. L’assessore alla Sanità D’Amato invita tuttavia a non abbassare la guardia

Il weekend precedente al 18 maggio ha portato ottime notizie in Lazio: il numero totale dei positivi al coronavirus è inferiore a 4000 persone. In particolare i nuovi casi (una cinquantina) sono ben meno numerosi delle persone uscite dalla sorveglianza presso il proprio domicilio (288). L’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato ha commentato così i risultati:

“Il modello Lazio che stiamo mettendo in campo attraverso l’integrazione dei test sierologici e i tamponi ci consente di individuare gli eventuali asintomatici presenti sul territorio. Dobbiamo comunque porre molta attenzione nei comportamenti individuali soprattutto con parenti ed amici e agire sempre pensando di avere di fronte potenziali positivi ”

Asintomatici e non

L’invito alla prudenza di D’Amato si basa sull’alta percentuale di asintomatici (30%), che pur essendo individuabili restano la via meno controllabile della diffusione del contagio. Proprio ieri le autorità hanno stabilito l’isolamento per quattro nuclei familiari, dopo aver individuato 18 persone positive. Tutti i nuclei avevano partecipato ad un funerale di un congiunto mancato per motivi diversi dal COVID-19: la causa più probabile del contagio è dunque la presenza di una persona contagiata asintomatica.

Studio INMI: ecco spiegate le forti infiammazioni dei positivi

L’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani ha pubblicato sul Clinical Infectious Diseases un nuovo studio riguardante le numerose infiammazioni nei malati di COVID. Queste ultime risultano legate “ad una forte espansione di cellule soppressorie e alla riduzione della risposta citotossica”. Lo studio ha dimostrato che “la presentazione clinica dell’infezione da Sars-Cov-2 è estremamente variabile, da malattia paucisintomatica a patologia respiratoria acuta severa con disfunzione multiorgano che può portare al decesso del paziente. Come già osservato per altre infezioni respiratorie (come ad esempio Sars e Mers), diverse evidenze sperimentali supportano l’ipotesi che la risposta immunitaria dell’ospite, caratterizzata da una eccessiva produzione di fattori infiammatori e da una marcata linfopenia, giochi un ruolo nella patogenesi, contribuendo in maniera determinante alla severità della malattia”