Gli occhi sono tutti puntati sul monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità, in programma domani, venerdì 19 febbraio,che porterà alla decisione del governo su come procedere. Difficile che Mario Draghi scelga di partire con un lockdown nazionale, ma anche il sistema delle zone a colori è stato criticato da più parti.
Una strategia considerata troppo blanda, che rischierebbe di cedere sotto la spinta delle nuove varianti, compresa l’ultima scoperta a Napoli. Potrebbe quindi nascere una sorta di sistema misto: accanto ai colori delle Regioni potrebbe farsi strada la possibilità di un lockdown nazionale ‘soft’ durante i festivi e i pre-festivi se la curva dovesse confermare il trend di crescita. E potrebbe comunque continuare l’istituzione di zone rosse mirate, come sta accadendo in alcune città della Lombardia, dell’Umbria e dell’Abruzzo.
La variante inglese di Sars-CoV-2 “è una variante con il 40% in più di capacità di trasmissione rispetto alle altre, e che tra breve soppianterà quello che circola in Italia. Se no verrà soppiantata a sua volta da qualche cosa di più efficiente nell’essere trasmessa, e quindi da qualche cosa di peggio”. Lo ha sottolineato Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, che proprio in virtù di questo scenario dice sì alle “chiusure mirate. Aree rosse, se necessario”, ha spiegato ad ‘Agorà’ su Rai3, proprio per contenere il diffondersi delle varianti di coronavirus laddove si sviluppano focolai.
Stessa opinione per Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “Nelle zone del Paese, con varianti in circolazione, e che devono essere ben delineate, serve intervenire nella maniera più rigorosa possibile. Servono lockdown chirurgici, selettivi di comuni o province”. “Per lockdown chirurgici – ha spiegato l’esperto – intendo misure molto restrittive che comprendano la chiusura delle scuole, forti limitazioni alle attività commerciali e agli spostamenti delle persone verso le seconde case”.
Per quest’ultimo punto, Signorelli ha fatto notare che “incredibilmente, anche nelle zone rosse, sono possibili. Ed un elemento da valutare. Anche con gli impianti sciistici chiusi, nel weekend di San Valentino abbiamo visto molti spostamenti verso le seconde case e, conseguentemente, rifugi pieni in montagna”. Per ridurre la possibilità di diffusione delle varianti, in particolare, ha ricordato l’esperto, “le misure più importanti sono proprio quelle di limitare gli spostamenti delle persone. Al momento, le mini zone rosse lombarde sono a Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù.