Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro il 23 giugno del 1926 ma ha vissuto a Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano. Molte delle sue opere – vista la loro imponenza – sono presenti in spazi urbani all’aperto in Italia e all’estero, oltre che nelle raccolte d’arte maggiori del mondo. L’artista si occupa prevalentemente di scultura, sebbene la sua carriera sia costellata da numerose ricerche anche in altri campi: il teatro, la grafica e la poesia.

Arnaldo Pomodoro muove i passi nel solco della scultura postmodernista

Sfera con Sera, Arnaldo Pomodoro, Cortile della Pigna, Musei Vaticani, 2016

Con l’artista si perde innanzitutto il carattere tradizionale della scultura, che diviene più che mai specchio dell’intimità. Tra le varie innovazioni è curioso notare come il piedistallo – su cui sono generalmente collocate le opere – si perda anch’esso, proprio come lo spazio in cui si colloca l’opera. La ricerca dei materiali  – non convenzionali – varia tra i tipi più disparati: dal ferro all’acciaio, dalla carta alle lamiere, dai tessuti alla paglia e così via.

Origini e formazione di Arnaldo Pomodoro

Comincia la sua carriera con una sistemazione provvisoria, quella di progettista a Pesaro, professione che abbandonerà negli anni Cinquanta iscrivendosi all’Istituto d’arte. Il fratello minore, Giò Pomodoro, intraprende anch’egli la carriera di Arnaldo. I due fratelli condividono gli stessi spazi, oltre a partecipare insieme ad alcune mostre. Nel 1954 Arnaldo si trasferisce a Milano, la città è in quegli anni un importante polo d’attrazione per gli artisti italiani. Conosce Lucio Fontana, Enrico Baj, Armando Milani e molti altri.

Le prime esposizioni, insieme al fratello Giò, li vedono presenti alla Galleria del Naviglio e poi alla Galleria Il Cavallino di Venezia. Segue l’esperienza romana con il Gruppo 3P grazie alla quale conosce Alberto Burri e Asger Jorn; mentre a Parigi incontrerà Alberto Giacometti. A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta le strade dei due fratelli si dividono: le scelte artistiche sono ormai autonome. La fama di Arnaldo cresce e lo porta a vincere il Premio Internazionale per la scultura alla Biennale di San Paolo del Brasile e a ottenere una sala personale alla Biennale di Venezia del 1964.

La proiezione internazionale di Arnaldo Pomodoro, tipica degli artisti tra anni Settanta e Ottanta

Gli artisti attivi negli anni Settanta e Ottanta, come Pomodoro, di certo non si limitano ad intervenire solo nel paese natale, proiettano la loro attività a livello mondiale come “figli del mondo”. Continua è infatti la partecipazione ad importanti rassegne internazionali, oltre alla vincita di premi e all’uscita di monografie sia negli Stati Uniti che in Italia. Una mostra fondamentale – che raccoglie la sua attività dal 1959 al 1997 – si è tenuta a Palma di Maiorca: la prima esposizione dell’artista in territorio spagnolo.

Il teatro e la scultura, due cardini attraverso cui Pomodoro si orienta

L’attività scenografica è ricca ma incostante, durante i primi anni a Milano (1953-55) realizza alcune scenografie teatrali; quella per Oreste di Alfieri e Santa Giovanna dei Macelli di Brecht. Poi l’abbandona per riprenderla negli anni Settanta e Ottanta, fino al salto negli anni ‘2000 con la sceneggiatura per Madama Butterfly di Puccini, in scena a Torre del Lago nel 2004.

La produzione scultorea è invece una costante e un punto fisso. Le prime sculture sono di piccole dimensioni: lavora sulla deformazione di solidi geometrici, sfere, coni, cubi, per scoprire cosa si racchiude all’interno. È una chiara allusione allo svelamento dell’interiorità umana. Obiettivo centrale nella ricerca scultorea di Arnaldo è l’introspezione, è per questo che le sue opere si aprono – letteralmente – per mostrare al mondo le loro parti interiori.

Lo studio della sfera, unossessione

Una delle sue prime opere sferiche è la Sfera, del 1963. Nel 1966 passa invece a sculture di grandi dimensioni, il primo esempio è una commissione di oltre tre metri per l’Expo di Montreal: la Sfera grande. Vista la grandezza eccessiva delle strutture, queste vengono realizzate per spazi aperti: è così che nelle piazze di Milano, Brisbane, Copenaghen, Los Angeles, Darmstadt si animano le sue opere. Lo studio della sfera non è nuovo nel panorama artistico, è una ricerca su cui lavorano anche Moore e Fontana. Come quest’ultimo egli lacera la superficie per svelare ciò che essa contiene all’interno.

La produzione di Pomodoro comprende anche una serie di opere ambientali

Tra le opere ambientali c’è The Pietrarubbia Group (1975) esposta nello studio Marconi di Milano. In una delle opere della maturità, la Sfera di San Leo degli anni 2000, il linguaggio utilizzato comincia a subire uno sviluppo: la scultura viene lacerata anche esternamente. Frecce, tiranti, denti rovinano la struttura esterna, come se ci fosse la necessità di estrarre ancora di più quel turbolento senso di vivere chiuso e inviolabile. Ma l’interesse per l’interiorità delle cose non significa abbandonare il rapporto con lo spazio esterno, egli afferma infatti che:

‘’la scultura è un’operazione nello spazio, non deve essere un monumento, ma un altro spazio che entra in relazione con quello del contesto; architettonico o naturale. La collocazione di una scultura è riuscita quando l’opera riesce a rappresentare la vitalità e la forza del contesto”.

Sculture fantastiche e dove trovarle

Le opere di Pomodoro sono diffuse in tutto il mondo. La Forma solare, presso i giardini del Palazzo Reale di Copenaghen; il Disco solare al Museo d’arte contemporanea di Mosca, la Sfera con sfera, al centro del piazzale della sede ONU a New York. In Italia è possibile vedere Novecento a Porta Dante a Roma, Sfera con Sfera nel cortile Vaticano. A Torino c’è Cuneo con frecce; a Trento un’opera degli anni 2000, Centenarium. A Milano, presso l’Università Bocconi, è situata la Colonna degli anni Ottanta. La Fondazione Arnaldo Pomodoro deve altresì occuparsi della tutela di una collezione davvero molto diffusa, vista la portata delle opere.

Alessia Ceci

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