Il Rapporto Ecomafia 2018 presentato da Legambiente parla chiaro: i reati ambientali sono in crescita ma la risposta repressiva è forte.

I numeri di questa nuova edizione del rapporto Ecomafia dimostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel Codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese. La lotta agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del governo, del parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente“. A parlare è il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, intervenuto durante la presentazione del Rapporto Ecomafia 2018 realizzato da Legambiente, il quale ha contribuito a fotografare il giro di affari criminali attorno alla gestione dell’ambiente, il quale ha subito nel 2017 un forte intervento repressivo da parte dello Stato.

Secondo una prima panoramica generale, come si desume dal rapporto di Legambiente, nel 2017 si è raggiunto il picco massimo per quanto riguarda gli arresti, le inchieste e le misure derivanti dai reati contro l’ambiente, complice anche la nuova normativa che ha introdotto nel codice penale, vista l’importanza dell’oggetto tutelato, un nuovo titolo volto a perseguire specifici reati contro l’ambiente.

Il rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente stima un fatturato derivante dai reati contro l’ambiente commessi nel 2017 che ammonta a 14,1 miliardi di Euro, dovuto in gran parte a un’impennata dei crimini commessi nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.

Contiamo – ha auspicato Ciafani – sul contributo del ministro dell’ambiente Sergio Costa e sulla costruzione di maggioranze trasversali per approvare altre leggi ambientali di iniziativa parlamentare come avvenuto nella scorsa legislatura. Noi lavoreremo perché tutto questo avvenga nel più breve tempo possibile, continuando il nostro lavoro di lobbying per rendere ancora più efficace la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e delle imprese sane e rispettose della legge“.

Alcuni dati rilevanti

Il Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente fotografa perfettamente l’incremento, oltre che dei crimini contro l’ambiente, anche della conseguente repressione, esperita con successo, a partire dalle 538 ordinanze di custodia cautelare emesse nel 2017 nei confronti di soggetti indagati per reati contro l’ambiente, le 76 inchieste per traffico organizzato, i 177 arresti, i 992 soggetti denunciati e i 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati.
Di tutti i possibili beni oggetto dei crimini contro l’ambiente, ve ne sono alcuni che ricorrono maggiormente, quali i rifiuti, da sempre un mercato sicuro e proficuo per le mafie, il cemento, utilizzato poi per costruire strutture abusive che, una volta bloccate, quasi mai vengono demolite, il settore agroalimentare, la biodiversità e il business delle shopper che non rispettando i parametri di legge.

In base a tali dati Legambiente ha formulato molteplici proposte da attuare per rafforzare la tutela del bene ambiente e reprimere i relativi reati. Per fare maggiore luce sull’attuale situazione fotografata dal Rapporto Ecomafia 2018 occorre, però, come auspicato da Legambiente, partire dalla formazione di un pool specializzato, una commissione parlamentare di inchiesta che si occupi interamente della materia.

Di Lorenzo Lucarelli