A partire dal 1 gennaio prossimo la produzione italiana di pellicce verrà definitivamente interrotta. È quanto stabilito in un emendamento alla Legge di Bilancio 2022 approvato nelle scorse ore al Senato. Negli ultimi anni, infatti, diversi Paesi si sono opposti allo sfruttamento e al maltrattamento degli animali per la fabbricazione di beni di lusso (e non) e il provvedimento varato dal Parlamento è una chiara dimostrazione di come, anche in l’Italia, questa tendenza stia prendendo sempre più piede. Benché essa comporterà numerosi cambiamenti e persino alcune perdite in denaro, si tratta comunque di un notevole e rivoluzionario passo in avanti per la nostra nazione.
L’industria della moda critica l’emendamento alla Legge di Bilancio
Che le pellicce costituiscano un elemento di primaria importanza nel mondo della moda non è un mistero per nessuno. Tantissime sono le maison che vi hanno fatto (e continuano a farvi) ricorso, sebbene in molti stia optando pian piano per un cambio di rotta. Tra falsi e imitazioni, che nulla hanno da invidiare agli originali, i marchi più noti hanno abbandonato da tempo il vecchio sistema produttivo per adattarsi a metodi innovativi nel rispetto della vita degli altri esseri viventi. Basti pensare a Giorgio Armani, Prada, Micheal Kors e Burberry, che vi hanno completamente rinunciato. E ora, finalmente, l’industria nostrana si unirà al fenomeno grazie alla Legge di Bilancio predisposta dal Governo.
Lo scontento degli imprenditori italiani
Sfortunatamente, però, i maggiori esponenti nell’ambito non sembrano essere in particolar modo d’accordo. Stando a quel che riporta IlSole24Ore, difatti, l’Associazione Italiana Pellicceria si è detta contrariata dalla decisione dell’esecutivo, che infliggerebbe al settore industriale l’ennesimo duro colpo nel bel mezzo della crisi economica innescata dall’emergenza pandemica. “Questo voto cancella un pezzo di made in Italy e un intero settore produttivo – ha fatto sapere l’AIP – in un momento storico che vede una pandemia in corso e una nazione nuovamente provata dalla permanenza del virus. Gli allevamenti di visoni italiani sono un’attività legittima, regolamentata, certificata, controllata. Garantiscono una produzione di qualità, sono ispezionati da revisori autonomi e seguono il protocollo per il benessere degli animali in allevamento“. Per di più, l’API avrebbe manifestato la sua insoddisfazione circa le misure di rimborso previste dalla normativa, che a detta dell’associazione sarebbero alquanto irrisorie.
In merito alla questione, nella speranza di un ripensamento, l’API ha rivolto addirittura un appello al Presidente del Consiglio. Tuttavia, la decisione pare sia già presa ed entrerà in vigore, con la soddisfazione delle associazioni animaliste, molto presto!
Scritto da Diego Lanuto.
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