La legge contro la discriminazione che aspettiamo da più di vent’anni

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Il 21 maggio sono ripartiti i lavori sulla proposta di legge contro la discriminazione in base all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Il Ddl depositato dal deputato Alessandro Zan nel 2018 è arrivato in commissione di Giustizia questo 4 giugno. Ma la storia di questa legge è iniziata molto tempo fa: la prima proposta di legge fu presentata da Nichi Vendola nel 1996. Nel 2006 nemmeno le sollecitazioni dell’Unione Europea erano riuscite a smuovere le acque. Ora finalmente sembra essere arrivati ad un punto di svolta.

Francia, Spagna, Regno Unito e Germania si sono già dotati di una legge contro l’omotransfobia. In Italia le difficoltà incontrate da questa legge sono dovute all’ostruzionismo della destra e delle associazioni religiose. La Cei in questi giorni ha parlato di ”deriva liberticida”. Gli oppositori ritengono che non vi sia alcun vuoto normativo da colmare e che l’approvazione di questa legge comporterebbe pericoli per la libertà di espressione e d’opinione.

Cosa dice la legge?

Più che di una nuova legge sarebbe corretto parlare di un’integrazione ad una legge già vigente. Si tratta infatti di una modifica agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale che puniscono la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa. La modifica affiancherebbe a queste le discriminazioni basate “sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”, ma non interverrebbe sulla propaganda.

Il ddl prevede inoltre rilevazioni statistiche per il monitoraggio degli episodi di discriminazione a violenza. Senza una legge contro l’omofobia e la transfobia è impossibile avere un monitoraggio attendibile. Ad oggi la raccolta di dati relativi a questi fenomeni è affidata alle associazioni specifiche, che a loro volta ricavano queste informazioni dai fatti di cronaca e dalle denunce. Le rilevazioni statistiche previste dal decreto assicurerebbero una più efficacie raccolta di informazioni su individui esposti al rischio di violenza e discriminazione e faciliterebbero la progettazione di politiche pubbliche che contrastino il fenomeno.

Perché abbiamo bisogno di una legge contro la discriminazione di genere

Per quanto Cei, partiti di destra, associazioni cristiane abbiano da ridire, questa legge serve eccome. In Italia non esiste nessuna norma che tuteli gli individui sulla base della loro identità di genere o dell’orientamento sessuale.  Come ha esemplificato lo stesso Zan in un’intervista al Corriere, esiste una «irrazionale differenza» tra «l’apporre uno striscione gravemente razzista in uno stadio e l’apporre il medesimo striscione nei confronti delle persone omosessuali». Nel primo caso si incorrerebbe infatti in un procedimento giuridico. Nel secondo invece si tratterebbe solo di una manifestazione della libertà di pensiero, siccome ad oggi l’omofobia e la transfobia non sono qualificati come reati d’odio contro la persona. Condannando anche i crimini d’odio per motivi di genere, infine, questa legge può rappresentare uno strumento fondamentale per arginare anche il sessismo e la misoginia.

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