Legittima difesa e revenge porn: ecco cos’è successo

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

Legittima difesa e revenge porn sono le due tematiche al centro della politica italiana. Ecco come è la nuova riforma sulla legittima difesa e cosa succederà dopo la mancata approvazione dell’emendamento sul revenge porn

Legittima difesa e revenge porn: la riforma della legittima difesa

Legittima difesa e revenge porn sono le due tematiche all’ordine del giorno nella politica italiana. Con 201 si è stata approvata ieri dal Senato la riforma della legittima difesa che ora è diventata legge. Con l’articolo 1 di questo nuovo provvedimento diventa giustificata e non più eccessiva la difesa di se stesso, di altri e dei propri beni con un arma detenuta legittimamente. Con l’articolo 3 non viene più punita con l’eccesso colposo la difesa di chi è in “stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto”. Chi viene assolto penalmente per legittima difesa, non deve più pagare risarcimenti al rapinatore o aggressore ed ha diritto al patrocinio gratuito per reati dovuti a legittima difesa o a eccesso colposo.

Legittima difesa e revenge porn: ecco cosa è successo
Legittima difesa, immagine tratta da democratica.com

Dal punto di vista dei rapinatori sarà possibile la sospensione della pena per chi ha commesso furto in appartamento solo dopo che il colpevole avrà pagato un congruo risarcimento danni. Infine vengono inasprite le pene per violazione di domicilio, furto in appartamento, scippo e rapina.

Legittima difesa e revenge porn: ecco cosa è successo
La Camera dei deputati, immagine tratta da avvenire.it

Legittima difesa e revenge porn: il revenge porn

Un altro provvedimento, anche se non ancora approvato, all’ordine del giorno nella politica italiana è quello per il reato di revenge porn. Per revenge porn si intende la pratica di diffondere video e foto private senza il consenso dell’interessato. Una pratica che è più volte è finita sulle cronache del giorno, basti pensare al suicidio di Tiziana Cantone, vittima per l’appunto di un revenge porn. Con l’emendamento proposto dalle opposizioni in base al codice rosso contro le violenze sulle donne, tutte le foto e i video pubblicati senza consenso degli interessati sarebbero stati rimossi entro 48 ore dalle piattaforme dove è avvenuta la pubblicazione.

Legittima difesa e revenge porn: ecco cosa è successo
Revenge porn, immagine tratta da lamescolanza.com

M5S e Lega non hanno però votato, giudicandolo troppo semplice, questo provvedimento che è stato bocciato dalla Camera. Le opposizioni sono scese sul piede di guerra e ne hanno invocato una nuova discussione il 2 aprile. Anzi M5S ha deciso di proporre un proprio emendamento in base a cui chi pubblica foto private senza il consenso dell’interessato può essere punito con pene che vanno da sei mesi a tre anni, quattro anni in caso di ex partner e pene fino a 10 anni in caso di suicidio della vittima. La Lega al momento non ha ancora espresso la sua posizione in merito. E’ ovvio che però dopo quanto è successo negli ultimi tempi, vedi il caso Giulia Sarti, la deputata M5S vittima di revenge porn, un provvedimento legale debba essere preso