Che i benefici offerti dal vaccino anti-Covid di AstraZeneca superassero i rischi derivanti dalla sua somministrazione sembravamo averlo capito, soprattutto se confrontati con quelli molto più alti a cui si andrebbe incontro nel caso in cui ci si ammalasse di Covid stesso: questo sembrava indiscutibile. Eppure qualcuno ha continuato a parlare di nuove possibili restrizioni al vaccino, preannunciando “limitazioni in arrivo”. Qualcuno di ‘autorevole’, chiaro. Dopo aver condotto ulteriori analisi, però, l’Agenzia per i medicinali (Ema) continua a ribadire che “i benefici del vaccino superano i rischi”, aggiungendo: “Sono effetti collaterali molto rari”. Pur riconoscendo una “possibile” relazione con i casi di trombosi, dunque, non sospende la somministrazione di AstraZeneca e non impone restrizioni o limiti di età indetti in vari Paesi europei e nel mondo, a seguito dei problemi di coagulazione del sangue riscontrati nelle ultime settimane su soggetti che si erano sottoposti alla vaccinazione. “I dati che abbiamo al momento non ci permettono di compiere degli effettivi collegamenti dei rischi con un’età specifica, né tra uomini, né di mettere pertanto in atto delle restrizioni specifiche”, ha detto la Dottoressa Sabine Straus, responsabile del Comitato di Farmacovigilanza dell’Ema. La scelta di decidere a proposito delle modalità di somministrazione tra la popolazione resta ai singoli Paesi.

AstraZeneca e trombosi: “da 1 a 2 su 100mila”

A marzo la sospensione precauzionale era derivata da una prima segnalazione della Norvegia, che aveva riscontrato alcuni casi di trombosi celebrale in alcune persone che si erano sottoposte al vaccino: una condizione estremamente rara. La trombosi consiste nella formazione di piccole masse solide nei vasi sanguigni che impediscono la normale circolazione del sangue verso i tessuti. Quelle più comuni interessano solitamente gli arti, con potenziali rischi se i coaguli raggiungono i polmoni, mentre quelle più rare sono appunto quelle celebrali. Come riporta la Fondazione Veronesi “la trombosi è la terza malattia cardiovascolare più comune“, dunque non è anomalo che si siano verificati anche tra i milioni di soggetti vaccinati: la causa non è necessariamente il vaccino. Il verdetto dell’Ema ha di fatto “assolto” nuovamente AstraZeneca: “Potremmo dire che i casi di coaguli del sangue riscontrati fino a questo momento sono da 1 a 2 su 100mila o anche un po’ di più. Non si tratta in ogni caso di un tasso di incidenza, ma di un tasso di segnalazione, ovvero dipende dai casi segnalati in relazione alla quantità di vaccini eseguiti fino a questo momento nei Paesi dell’Unione Europea – ha rimarcato la Straus, dopo aver ricordato che “abbiamo dei benefici elevati dalla somministrazione di questo vaccino. L’AstraZeneca è efficace nel prevenire il Covid e la decisione che abbiamo raggiunto fa seguito all’analisi e alla constatazione che sono estremamente rari”. Il comitato di sicurezza dell’Ema ha commissionato nuovi approfondimenti per comprendere meglio cause ed estensione del problema. Mentre ad AstraZeneca verrà richiesto di compiere studi di laboratorio per analizzare i dati esistenti e valutare se sono in grado di fornire informazioni ulteriori sui fattori di rischio. Ci saranno quindi nuovi trial e la conduzione di studi epidemiologici specifici. Ma è bene ribadire che i casi finora riscontrati sono stati molto pochi rispetto alla grande quantità di vaccinati, dunque anche per questo l’Ema non è nelle condizioni di sospendere la somministrazione del vaccino.

Leggendo – a tempo perso – bugiardini di un qualunque farmaco, anche di una comune aspirina, verrà più facile comprendere che se i vaccini comportano effetti avversi è del tutto normale: quelli più comuni sono febbre e mal di testa; quelli più gravi sono stati invece rari e comunque incomparabili rispetto all’alta incidenza di complicazione che comporta il virus. Il diritto all’informazione è fondamentale, informare con rigore di più.

Francesca Perrotta