“Lèon”: un cult dalle radici senza tempo

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Nel settembre del 1994 in Francia Luc Besson porta nelle sale una pellicola destinata già dalla locandina e il nome stesso della storia, a diventare un film iconico. Jan Renò e Natalie Portman diventano gli eroini della generazione nata negli ottanta, insieme al villain Gary Oldman. Commistione di generi, thriller, action movie, dramma e storia d’amore. Sullo sfondo la Little Italy di N.Y. e degli outfit così hipster da far perdere tuttora la testa a molti fan. La rivista Empire ha posizionato Lèon tra i 500 miglior film della storia!

Lèon: un sicario che perde la testa per una piccola donna?

Lèon è un uomo alto e molto silenzioso che sin dall’età di 18 anni sotto le commissioni dell’italo americano Tony, svolge un lavoro particolare: è un sicario e non sbaglia un colpo. Un uomo metodico, a cominciare dalla spesa che consiste nel fare costantemente rifornimento di latte. Ogni mattina cura la sua pianta “Aglaonema”, la sua vera amica senza radici, come lui. La pianta è una compagna di viaggio che ripone sul davanzale del suo appartamento un po’ fatiscente. Le sue mattinate sono scandite da riti propiziatori che hanno l’aria di essere scaramantici come nel caso delle serie di addominali.

Tutto è sempre uguale, Lèon è un uomo pragmatico. Eppure qualcosa si muove dentro di lui e nelle musiche di Eric Serra. Un “dong profondo” che scava nelle viscere del protagonista e anche nelle nostre come una rivelazione di un sentimento: un mal di stomaco, quello per l’amore e quello per la morte.
Lèon conosce Mathilda nel suo palazzo, è la figlia di un vicinato piuttosto malandato: una famiglia disfunzionale. Mathilda ha 12 anni ma come dirà per tutto il film, ne dimostra 18. E’ cresciuta in fretta per sopravvivere ad una vita difficile con un padre violento, burbero e segnato dal traffico della droga, una sorella che pensa solo a dimagrire, una matrigna e poi l’innocente fratellino. Tutti muoiono per mano dell’agente corrotto della DEA, Stansfield.

Lèon
Jan Renò e Natalie Portman in una scena del film-photo credits:web

Lèon e Mathilda: un sodalizio che funziona, ma perchè?

Quando Lèon decide di aprire la porta alla piccola donna, sa già che nulla sarà più come prima.Tra i due personaggi c’è molta chimica, ma attenzione non si tratta di chimica erotica (elemento che fu motivo di accuse e critiche all’epoca dell’uscita nelle sale). Lèon non è un pedofilo. Piuttosto si tratta di un uomo puro, innocente, goffo, un anima vergine nelle sue azioni quando non è coinvolto da commissioni praticolari.
L’italo-americano si lascia affascinare dall’aria vissuta della tenera bambina, costruendo in verità un legame che trascende il legame di sangue. Lèon è per Mathilda qualcosa che va oltre la figura di un padre e l’amore che Mathilda dichiara ripetutamente all’uomo è un amore profondo, un affetto viscerale e contemporaneamente platonico.

Luc Besson sancisce la sua bravura e il successo della pellicola di inizio anni ’90 perchè riesce a dosare non solo la commistione di generi che si intrecciano scena dopo scena, ma anche perchè non cade mai nel ridicolo. La sensazione che si ha è che tutti gli elementi del film che contribuiscono a rendere la storia unica, si reggano ad un filo magistralmente appeso e fin troppo sottile per essere notato dal pubblico.

C’è armonia in ogni fotogramma di questa pellicola, ogni sguardo di Jan Renò è una rivelazione e gli occhi languidi di Natalie Portman racchiudono il simbolismo della stessa pellicola. Un amore, una vendetta, la morte che sopraggiunge e il tempo di godere piacevoli momenti insieme nelle stanze di hotel sfitti. Sono amanti fumettistici che imparano molto l’uno dall’altra.

Lèon
Mathila e Lèon durante la preparazione della giovane al lavoro di sicario-photo credits:web

Tutto quello che forse non sappiamo: curiosità e gossip

La scelta del casting attoriale non fu cosa semplice per Luc Besson, specie per la parte di Mathilda. Inizialmente la parte sarebbe andata infatti a Liv Tyler, ma l’attrice si rivelò fin troppo vecchia per il personaggio. Il regista francese scelse Natalie Portman proprio vedendola recitare durante i provini. Natalie ricevette numerose avances segrete in seguito alla sua interpretazione. Per molti anni ha quindi rifiutato scene di sesso davanti alla macchina da presa. Il suo percorso ricorda a molti fan, quello che ha lanciato la piccola Milly Bobby Brown (Stranger Things), un’adolescente cresciuta in poco tempo, rischiando di erotizzare precocemente la sua immagine pubblica.

L’amore che unisce Mathilda e Lèon, secondo alcuni rumours all’epoca era un chiaro riferimento alla vita personale del regista. Luc Besson ha infatti sposato una giovane quindicenne, l’attrice Maiwenn Le besco, dalla quale ha avuto una figlia: Shanna classe 1993. Maiwenn appare anche se per poco tempo in una scena iniziale del film e interpreta la prostituta di un criminale che sta per ricevere una bella lezione da Lèon. Successivamente il regista l’avrebbe lasciata, affascinato dalla presenza di Milla Yovovich sul set del cult Il Quinto Elemento.

Lèon
Maiwenn Le Besco nell’interpetazione de Il Quinto Elemento, film successivo di Luc Besson-photo credits:web

Eric Serra, bassista e compositore musicale francese, divenuto celebre proprio grazie alle sue collaborazioni con il cinema, ha visto la realizzazione del suo lavoro, quando la Warxwork Recors ha deciso di pubblicare il vinile sulla colonna sonora di Lèon. La masterizzazione è avvenuta grazie al contributo di J. Yuenger, chitarrista e produttore della band White Zombie.

Leggenda vuole inoltre che proprio durante le riprese del film, nella scena dei poliziotti in strada, (mentre si sta cercando di sventare Lèon), in strada, un criminale preso alla sprovvista si consegnò in quel momento ai poliziotti, semplici comparse in uniforme!

Seguici su MMI e Metropolitan Cinema

Silvia Pompi