Termina oggi la Leopolda, kermesse politica fiorentina quintessenza del renzismo, e lo fa con il discorso di un Matteo Renzi che vuole ripartire. Verso il futuro, verso nuove alleanze. Ma prima, vuole riassumere e rielaborare cosa è successo nell’ultimo anno, Vediamo allora di cosa si è discusso sotto le volte della vecchia stazione fiorentina, dal 24 al 26 novembre.
Renzo alla Leopolda credits: repubblica.itDomenica 26 novembre: Matteo Renzi chiude la Leopolda, il convegno politico che ha ideato e lanciato nell’ormai lontano 2010 insieme a Pippo Civati. Una kermesse politica che è anche stata la culla del renzismo. E allora quale miglior luogo e occasione per ripartire della ex stazione di Firenze? Prima di ripartire, però, il segretario dem ha bisogno di elaborare il lutto del referendum (ha promesso che poi non ne parlerà più e ci contiamo in molti).
Prima di lanciarsi verso la nuova sfida delle elezioni del 2018, Renzi ha però voglia e bisogno di discutere ancora un po’ e chiarire (speriamo definitivamente) alcuni tormentoni. Da quello sulle alleanze all’equivoco Pisapia, passando per il rispolvero dei cavalli di battaglia. Dagli 80 euro al servizio civile obbligatorio.
Il discorso di chiusura della Leopolda
Il discorso di Matteo Renzi che oggi ha chiuso il convegno della Leopolda è durato circa un’ora. In pieno stile renziano, è stato un discorso condito da molte citazioni. Da Blade Runner a J.K. Rowling. Il segretario del Pd ha parlato molto del passato, poco del futuro. Come se avesse bisogno di ripetersi ciò che è stato ed elaborarlo per poter poi andare avanti.
E allora si parla per l’ultima volta del «fallimento e della sconfitta» del referendum, sfida che ha perso ma che “rifarei domani mattina perché era giusta” per predicare poi la ripartenza. E allora, tra un “non mollare mai” e un “no al virus dell’autocommiserazione” ci si avvicina a parlare di quello che sarà. Ovviamente, dopo aver rispolverato cavalli di battaglia come il bonus degli 80 euro, da estendere alle famiglie con figli.
Matteo Renzi parla alla Leopolda credits: lastampa.itLa prima proposta del Pd nella prossima legislatura? Potrebbe essere il servizio civile obbligatorio. Oppure il monitoraggio della fake news, unito ad una legge ad hoc, che il capogruppo in Senato Zanda ha già fatto preparare. Non manca una stoccata agli avversari, Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio, che, Renzi ne è sicuro dovranno litigarsi il secondo posto, pardon, i voti per essere il secondo gruppo parlamentare dopo il Pd. Insomma, tanto sano ottimismo perché: “Siamo ancora qui, più forti di prima”.
Leopolda: il tormentone alleanze
La Leopolda di quest’anno, oltre ad essersi distinta per le assenze importanti, è stata caratterizzata dal tormentone delle alleanze. Il leader dem ha imposto ai suoi di tenere fuori dalla kermesse l’immagine di un Pd tutto concentrato ad allargare le alleanze o a discutere su collegi e candidature.
L’unico che, dal palco, fa un cenno alla direzione da prendere da parte della sinistra, è Marco Minniti che si appella ad un Pd unito. Ma dire di non parlare di una cosa crea l’effetto dell’elefante rosa. Se ti impongo di non pensare ad un elefante rosa, non farai altro. E così è stato per le alleanze. Alla Leopolda, Renzi ha preferito mixare nei tavoli e sul palco la rivendicazione di quanto fatto, affidandosi alle molte testimonianze di protagonisti di storie di riscatto. Una scelta in linea con lo stile della convention renziana.
Eppure, un passaggio sulle alleanze, sia quelle che arriveranno che quelle che probabilmente non fioriranno, alla fine è stato doveroso. Superato l’equivoco di Pisapia, che ribadisce il suo veto su una possibile alleanza con Ap di Angelino Alfano, si punta sul biotestamento per convincere l’ex sindaco di Milano. E viene ribadita anche la chiusura del confronto con Mdp. Questo è quanto per ora. E Renzi lo riassume così:
«Chi ci sta, avrà pari dignità. Chi non vuole starci avrà il nostro rispetto e non il nostro rancore»
E poi: ringraziamenti finali «a Prodi, a Veltroni, a tutti quelli che hanno dato una mano», si chiudono le luci all’ex stazione Leopolda e ci si rivede in campagna elettorale.
Federica Macchia