Una lettera aperta, un gesto voluto da un gruppo eterogeneo di persone che hanno deciso di prendere posizione rispetto al clamore che si è sviluppato in queste settimane intorno al Teatro di Roma, che noi qui di seguito vi riproponiamo con le stesse parole usate dai firmatari:
“Con questa lettera non intendiamo addentrarci nella vicenda amministrativa e nelle successive polemiche mediatiche. Su quel fronte, come tutte/i, attendiamo chiarimenti e trasparenza, ma non possiamo aspettare oltre per esprimere il nostro pensiero anche perché la mescolanza tra elementi reali e affermazioni non confermate non fa che acuire il clima di post-verità in cui la questione rischia di essere sprofondata.”
“Quel che ci preme è fare emergere la realtà che questo velo di nebbia sta cercando di occultare: il tentativo di interrompere sul nascere un’operazione di rinnovamento radicale della politica culturale e della pratica artistica di un teatro nazionale. Operazioni di rinnovamento che sono emerse, per quanto a fatica, anche in altri luoghi e spazi istituzionali negli ultimi anni.”
La lettera aperta prosegue…..
“Crediamo che il teatro pubblico abbia bisogno di un profondo cambiamento della sua governance e dei modelli di gestione del denaro pubblico. Ma critiche legittime non possono diventare il pretesto per colpire tutt’altro obiettivo e sortire tutt’altro effetto. Soprattutto in una città che ha già visto ben due direttori artistici decisi ad apportare seri cambiamenti all’istituzione teatrale essere fermati da questioni “burocratiche”.
“Quello che abbiamo osservato in questi mesi al Teatro di Roma, a dispetto del poco tempo avuto a disposizione a causa del momento straordinario, è l’organicità del progetto artistico di Giorgio Barberio Corsetti e Francesca Corona che punta alla rinascita e alla internazionalizzazione dei palcoscenici della città, innescando un processo di restituzione degli spazi di espressione ai loro veri proprietari, che sono la comunità degli spettatori e quella degli artisti. In soli sei mesi uno dei principali motivi di arretramento del rapporto tra il teatro e la città è stato superato da una apertura e da una abitabilità degli spazi che l’Italia non ha quasi mai sperimentato nelle istituzioni, ma nei luoghi informali, nei festival e in quegli spazi indipendenti così malamente evocati, che sono invece una delle spine dorsali della cultura del nostro Paese.”
“Lo avvertiamo con forza in questi giorni, così difficili per tutte/i, anche nel nostro settore: l’orizzonte da costruire è quello di un cambiamento che sia ampio, profondo, radicale, capace di mettere di nuovo al centro il valore delle idee e dei progetti, rigenerando le sinergie e le finalità.”
Per tutti questi motivi i firmatari tra cui, per citare alcuni nomi, Romeo Castellucci, Toni Servillo, Emma Dante, Emanuele Trevi, Virgilio Sieni, Mariangela Gualtieri, Chiara Guidi, Antonio Moresco, Daria Bignardi, la direzione artistica del Kunstenfestivaldesarts e dell’Odeon Theatre de l’Europe, il Festival di Santarcangelo e delle Colline Torinesi, Michele Riondino, Davide Enia, l’Associazione UBU per Franco e moltissimi altri, esprimono il loro sostegno visione del teatro pubblico di questa direzione artistica.
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