Letture coraggiose: L’amica d’infanzia

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Di Redazione Metropolitan

Certe amicizie femminili nascondono delle complessità profonde e a volte difficili da esplorare. Jessica Fellowes però ci riesce egregiamente nel suo romanzo L’amica d’infanzia. In sole 250 pagine infatti riesce efficacemente a raccontare il legame di una vita. La forma risulta già di per sé interessante. La divisione della storia infatti è volutamente disomogenea: per la prima sezione del testo si raccontano solamente dei singoli episodi della vita delle protagoniste. L’intreccio vero e proprio invece si sviluppa nella parte centrale. Inoltre tutti i capitoli iniziano con un numero, che a volte si ripete, e rappresenta l’età delle due. La scansione temporale adottata riecheggia il quadro di Klimt, Le tre età della donna: giovinezza, maturità e senilità. Oggi parliamo in dettaglio di questo libro, inserito nella rubrica Letture coraggiose.

Le tre età della donna – Gustav Klimt (Wikipedia)

L’amica d’infanzia…

La prima parte dedicata all’adolescenza delinea le personalità dei personaggi, il loro contesto e il loro modo di interagire. Bella è orfana di entrambi i genitori e vive con la nonna. Quest’ultima però da figura di riferimento comincia man mano a diventare vittima di una malattia mentale degenerativa. La ragazzina è costretta in questo modo ad assumere delle responsabilità che non competono alla sua età e che la rendono sempre più chiusa e insicura. Kate invece, non avendo questi pesi, ha un contatto con il mondo più frivolo e spensierato. Come un’incantatrice di serpenti possiede un’abilità naturale: riesce a stregare le persone intorno a sé e a manovrare le situazioni a proprio piacimento.

… e di adolescenza

Fra le due non sembra esserci nulla in comune ma contro ogni previsione sviluppano e mantengono un legame dai confini sfumati, caratterizzato da un’ambiguità che spazia dalla rivalità alla passione. Questa dinamica subisce però un drastico arresto nel momento in cui la giovane Kate deve trasferirsi con i propri genitori e decide di non rispondere più alle lettere dell’amica. Anni dopo affermerà di averlo fatto per egoismo, ma forse la verità è che la dipendenza, la gelosia e l’ammirazione di Bella erano diventate per lei troppo difficili da gestire.

La maturità

La vicenda vera e propria inizia però ai loro quarantadue anni quando l’amica d’infanzia rientra in città. Bella ha vissuto questa lunga assenza come un vero e proprio lutto. Per questo davanti a questo inaspettato incontro è titubante. Non riesce a perdonarle infatti la separazione, da lei considerata un tradimento a tutti gli effetti. Nonostante tutti questi sottintesi le due riescono a sentire ancora forte l’intimità del passato, che è sopita ma non ancora morta. Una pillola azzurra presa per divertimento ad una festa innescherà a una serie di eventi traumatici che sconvolgeranno le loro esistenze. La vicinanza dell’amica di infanzia però non porterà nessun beneficio a Bella, portandola a mettere un punto alla loro storia.

Una complicità crudele

Leggendo questo libro non si può che rimanere stupiti da questa connessione morbosa e parassitaria. Questa dinamica a tratti viene anche romanticizzata: il continuo ripetersi di certi atteggiamenti infatti la rafforza nel tempo, conferendole il fascino e la sicurezza delle cose imperiture. I meccanismi di forza sono chiari fin dalla prima riga. Kate domina Bella da tutti i punti di vista, dal pratico all’emotivo. Quest’ultima di riflesso si sente incapace di evitare la trappola dell’amore non corrisposto. Percepisce in sé un’impotenza ontologica di fondo che le rende impossibile non amare chi non la merita.

Paura, furore e spossatezza l’avevano condotta al punto in cui si trovava, e anche l’amore, presente, seppur mascherato, che emanava da lei e aderiva alle persone, apparentemente senza guida né istruzioni. […] L’amore per loro era insensato, si avvolgeva su se stesso, si rivoltava, diventava nero e la strangolava. Non le giovava in alcun modo.

La senilità: un happy ending dolceamaro

A settantasette anni l’amica d’infanzia, avendo perso sia il marito che il patrimonio, riesce ancora a intrufolarsi nella sua vita. Dopo le prime resistenze Bella la accoglie in casa e con il passare degli anni la vede sprofondare in una malattia cerebrale, simile a quella che al tempo aveva colpito sua nonna. Kate sprofonda infatti in uno stato di non consapevolezza che la rende inerme. Un finale del genere lascia però al lettore una sorta di amaro in bocca. Bella riesce a ritagliarsi uno spazio di dignità solamente nei momenti in cui si ritrova completamente sola. Sposa un uomo che la apprezza ed è realizzata sia a livello familiare che professionale. Per un attimo si ha l’illusione che lei esca vincitrice dal proprio passato. Questa sensazione viene meno nel momento in cui l’amante, l’amica, la confidente di una vita si presenta senza preavviso alla porta.