La Commissione europea sta valutando di aprire una procedura d’infrazione contro la Polonia per le cosiddette “zone senza ideologia Lgbt”, delle aree che, a detta degli enti locali che le hanno imposte, dovrebbero essere libere dal “pensiero unico” e le “teorie gender”.

Lgbt free zone, cosa sono

Queste aree, nate a giugno 2020, sono rappresentate da circa 100 municipalità sparse tra i voivodati della Polonia sud-orientale, tradizionalmente le aree del paese più cattoliche e conservatrici. Sin dalla loro formazione si sono definite avverse alle ideologie omosessuali e dedite alla difesa della famiglia tradizionale.

Tra le misure da questi adottate risultano diverse limitazioni alla libertà dei membri della comunità Lgbt di unirsi in associazioni e manifestare nei territori delle città e delle amministrazioni aderenti.

Le risposte dell’UE

Naturalmente, la risposta della Commissione e gli organi comunitari non si è fatta attendere, sin dalla nascita delle Lgbt free zone, questi, hanno provveduto a bloccare i fondi strutturali previsti per le municipalità ad esse aderenti.

Tra i provvedimenti presi ha fatto scalpore la risoluzione dell’11 marzo scorso, che ha dichiarato l’intero territorio dell’Unione Europea “Una zona di libertà LGBTIQ”: dove tutti i cittadini, a prescindere dal loro orientamento sessuale, sono protetti dalla legge e posseggono eguali diritti.

Questa risoluzione ha riscontrato un enorme successo, venendo approvata con voto favorevole da 492 membri del Parlamento europeo, con 141 contrari e 46 astenuti. Dalle fila italiane hanno votato contro solamente gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia.

Un effettivo avvio della procedura di infrazione potrebbe rappresentare lo schiaffo definitivo nei confronti della Polonia e le sue Lgbt free zone, poiché costringerebbe lo stato a vietare la loro presenza sul territorio nazionale, sotto la minaccia di un deferimento alla Corte di giustizia europea e di esorbitanti sanzioni pecuniarie. Questo aiuterebbe la comunità Lgbt polacca, dando un importantissimo segnale sulla volontà dell’UE di opporsi ai populismi e le discriminazioni.

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Franco Ferrari