Linda Evangelista, una delle top model più famose del mondo, con un post Instagram ha rivelato di aver subito un trattamento estetico che l’ha sfigurata, e di conseguenza tenuta lontana dal suo lavoro. Trattasi della criolipolisi, un intervento localizzato e poco invasivo che elimina il grasso tramite congelamento. La top model ha però dichiarato di aver ottenuto l’effetto diametralmente opposto.

[Il trattamento Zeltiq’s CoolSculpting] Ha aumentato, anziché diminuire, le mie cellule adipose lasciandomi sfigurata a vita, pur essendomi sottoposta a due operazioni correttive che non hanno avuto successo. Come mi hanno definita i media, sono diventata irriconoscibile.

Linda Evangelista su Instagram

Gli stessi media che, non appena hanno intravisto un aumento di peso in Linda Evangelista, hanno subito gridato al declino, mettendo a confronto la vita e soprattutto l’aspetto attuale della modella con le immagini di bellezza e successo in gioventù.

Ora la top model vuole intentare una causa di 50 milioni di dollari nei confronti di chi, negligentemente, l’ha sottoposta al trattamento estetico. Nel post su Instagram leggiamo infatti quanto segue:

Ho sviluppato un’iperplasia adiposa paradossale, un rischio di cui nessuno mi aveva messo al corrente prima di sottopormi al trattamento. Questa non solo ha distrutto la mia vita, ma mi ha causato una profonda depressione e sono arrivata a odiarmi. Sono diventata una reclusa. Rendendo pubblici questo fatto e questa causa voglio andare avanti, facendo in modo di non vergognarmi più di me stessa. Sono davvero stanca di vivere in questo modo. Vorrei uscire di casa a testa alta, nonostante non sembri più io.

Linda Evangelista su Instagram

Il caso di Linda Evangelista e le pressioni sociali attorno al corpo delle donne

Il trattamento a cui si è sottoposta la modella è avvenuto più di cinque anni fa, al picco della sua carriera come la stessa sottolinea. Carriera che, per una donna che lavora con la sua immagine, non ha potuto perdonarle di non rappresentare più la perfezione. E laddove non era più bella, e quindi vendibile, è stata messa all’angolo e abbandonata.

Ciò che è accaduto a Linda Evangelista è l’ennesimo campanello d’allarme che segnala le pretese di una società in cui deve vigere il bello, anzi il perfetto. A una donna non si può perdonare di non essere più desiderabile, ma soprattutto non si può perdonare un errore o, peggio ancora, un incidente. Pretese che altro non sono che violenze fisiche e psicologiche, che arrivano a manipolare così tanto l’immagine di una persona tanto da renderla anche a se stessa irriconoscibile se qualcosa non va per il verso giusto.

Non deve stupire, dunque, se sui media trova rappresentazione un solo tipo di corpo e di bellezza. Ma soprattutto non deve stupire che chi non rientra negli standard possa sviluppare addirittura profonde crisi depressive e finire nel girone dei disturbi alimentari, un problema acuito proprio dall’industria della moda stessa in cui se sei una 42 sei considerata sovrappeso e inadatta al lavoro.

Ve lo dico da taglia 44: non è il massimo entrare in negozi dove i jeans arrivano massimo alla 40. Non è neanche gradevole sentirsi dire “sei così bella, se solo fossi più magra”. Eh già, perché il valore e la bellezza di una donna si misurano in base al girovita, non alle sue qualità che la rendono, ancor prima che bella, unica. Non solo la società patriarcale opprime perché parti già svantaggiata non nascendo penemunita, ma durante il corso della tua vita dovrai adattarti in continuazione a standard, aspettative e mode che cambiano in continuazione. Se non ci riesci o non vuoi, sei brutta. E si sa che una donna non può permettersi di esserlo, ma anzi deve sempre essere piacente e desiderabile.

Una vita in cui si è costantemente sotto la lente d’ingrandimento non è vita, e l’esperienza di Linda Evangelista deve essere da monito per far sì che le cose cambino. Il nostro aspetto fisico non deve essere il passe-partout per una vita dignitosa. “Siamo donne, oltre le gambe c’è di più”: un cervello e uno spettro emotivo, per esempio. E sarebbe ora di ripartire da questi.

Chiara Cozzi

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Ph: marieclaire.com