Un monologo di rara intensità sulla tematica difficile della ‘ndrangheta, gustato a Roma all’interno del Festival KM1_Città Visuale con testimonial Filippo Roma de Le Iene.
Il KM1: Città Visuale Festival è una rassegna multidisciplinare che si è tenuta dal 19 al 21 ottobre 2018 a Roma. Il festival è interamente dedicato ad artisti emergenti under 35 e organizzato all’interno degli spazi comuni della struttura del Nuovo Corviale: terrazze, ballatoi, corridoi, appartamenti, tutti spazi non convenzionali designati come luoghi per l’arte.
All’interno del Festival è andato in scena il pluripremiato lavoro della Compagnia Ragli dal titolo L’Italia s’è Desta – un piccolo [falso] mistero italiano interpretato da Dalila Cozzolino (vincitrice del Premio Hystrio alla Vocazione 2017), scritto e diretto dal regista Rosario Mastrota.

L’antefatto cattura immediatamente: una scemotta di paese, attende il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarello perché deve consegnarle una medaglia d’onore dopo che la ragazza ha fatto ritrovare la Nazionale di Calcio rapita dalla ‘ndrangheta, in Calabria.
La prima parola della protagonista (Carletta) è “Ciao”, generoso e delicato, educato e premuroso, rivolto alla platea in un senso di convivialità che rende il monologo come una sorta di dialogo tra l’attrice e il pubblico. Carla è vestita d’azzurro, indossa scarpe sfosforescenti con la bandiera dell’Italia e mantiene un sorriso bonaccione a velare la libertà della sua alienazione. L’empatia del personaggio introduce nel “piccolo” mondo fatto di passeggiate in giro per un paesino della Calabria di cui non viene mai pronunciato il nome e dove nessuno si accorge mai della sua presenza. La donna è invisibile in mezzo agli altri che non la vedono.

Attraverso occhi sinceri e la verità detta sempre senza alcuna paura Carla, come fa un fool shakespeariano, mescola la propria condizione di “diversa” alle silenziose tragedie delle tante lupare bianche, di gente che in Calabria sparisce e di cui nessuno si ricorda mai più. Il rapimento (arcaica modalità di azione della ‘ndrangheta) viene rievocato mediante una fake news intessuta alla storia come reale: Carla assiste al rapimento, in Calabria, del pullman della Nazionale Italiana di Calcio: ‘A Nazionala! È l’unica testimone e prova a svelare la verità, va contro l’omertà dei suoi compaesani ma sbatte contro la cecità di tutti che la vedono solo come la scema del paese.

L’Italia è nel burrone tuona Carletta ad un certo punto, palesando metaforicamente una realtà troppo anchilosata e in declino “svegliata” solo dal fatto mediatico che non sa riconoscere – perché intessuto nel quotidiano – il “cattivo”, per nulla nascosto che vende giornali o gestisce un pub.
L’interpretazione di Dalila Cozzolino è ineccepibile, colora il personaggio delle tonalità giuste per accentuarne i disagi e per esaltarne la condizione. L’attrice mantiene bene la soglia oltre la quale potrebbe rischiare una caratterizzazione del “diverso”, cuce addosso il testo e tramortisce con emozioni vere (quelle che commuovono) gli ascoltatori divertiti ad assistere al suo momento di celebrità.

Parallelamente al falso mistero italiano scorre il vero rimbambimento italico, il caos generato dalla notizia “bomba” acceca la mente di chi ha la verità davanti agli occhi ma la cerca lontano, nel buio. Di chi, pieno di pregiudizi, non si fida della sincerità e dell’innocenza ma ricerca la sontuosa voce artefatta dello scoop. Oltre alla denuncia sociale (la Compagnia Ragli da dieci anni si occupa di teatro civile e antimafia) è intessuta alla storia una sotto-storia, più insignificante, più intima, di una ragazza rapita (come i calciatori) amica di Carletta (l’unica) ma di cui nessuno parla più. La cui storia viene narrata come celebrazione delle tante vittime della criminalità organizzata dimenticate o a cui è stata intitolata (ed è una fortuna) una strada o una biblioteca.

Ne L’Italia s’è desta si sta col personaggio per la sua ingenua comicità, si sta con lei perché nessuno le parla, si ride, si ride amaramente.
Finché la risata sparisce.
