Little Tony e i musicarelli: le nostre storie tra jukebox e cinema

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Di Federica De Candia

C’erano i ‘musicarelli negli anni ’50, fino agli ’80: al cinema impazzavano le avventure amorose fatte di musica, del giovane, all’anagrafe, Antonio Ciacci. Tutti i cantanti volevano interpretare quei film espressione di un’intera epoca, degli anni della spensieratezza e del boom economico. Sotto il nome americano, il suo rock parlava italiano: lui era Little Tony.

Con il ciuffo e la basetta di Elvis, Little Tony rappresentava una sfida. La trasgressione era nei capelli lunghi dei ragazzi, nella minigonna osata dalle giovani. Questa era la ribellione, il dire no. Gesti eroici a quei tempi. E le movenze, in quei film cantati e nei balli filmati, erano la moda del momento. Al cinema lui è protagonista e interprete di 22 pellicole. Scene, in bianco e nero, scampoli di estate in cui si ballava teneri ed antiquati, mentre Little stingeva il microfono. Film in cui ha quasi sempre interpretato sé stesso, a fianco di attori nazionali: Peppino De Filippo, Lino Banfi, Enrico Montesano, Pippo Baudo e Orietta Berti. Con la partecipazione di vecchie glorie come TotòMacarioNino Taranto, e nuovi talenti come Franco e Ciccio. E, dall’altra parte, negli Stati Uniti, anche a Presley confezionavano film cuciti addosso alle sue canzoni.

Nessuno dormirà al Colosseo

Il primo musicarello di Little Tony è “I teddy boys della canzone”, per la regia di Domenico Paolella, del 1960. Un cantante e un inventore creano un’emittente pirata per far concorrenza alla Rai, accusata di lasciare poco spazio ai giovani. Producono un programma che ottiene un grande successo di pubblico, ma vengono bloccati dalla polizia, che arriva di sorpresa a sirene spiegate. I dieci eroi s’alzano, si vestono, sbaraccano tutto e diventano irreperibili in pochi minuti. Con Mina Mazzini che era la nipote venuta da Milano di Ave Ninchi. Che balla con Little mentre suona la chitarra, e improvvisa un lento con Paolo Panelli. Recitano anche Teddy Reno, Tony Dallara e Delia Scala.

In “Riderà“, il musicarello del ’67 di Bruno Corbucci, Little è con Ferruccio Amendola, Raimondo Vianello e Oreste Lionello. In una scena in discoteca ballano lo sheik ( un ballo dell’epoca ), e lei dice a lui “Ma non fai lo sheik ???” – “No, io faccio solo le Cambiali !“. Telefonare a me è piuttosto complicato: abito in una soffitta con degli amici e bisognerebbe chiamare a un bar lì vicino..”, dice Little alla bella attrice (Anita Sanders) che gli ha dato un passaggio. “Nessuno dormirà al Colosseo e la signora Cesira avrà il suo pugno di dollari!“, dirà un accalorato Amendola all’amico Oreste Lionello, per tranquillizzarlo sulla loro sorte. D’altronde, Antonio Moruzzo interpretato dal giovane Tony, è figlio di un macellaio. Il padre vorrebbe che studiasse ma lui, va in giro nei locali a cantare le sue canzoni.

Una pistola in testa a Little Tony

Vacanze sulla Costa Smeralda” è di Ruggero Deodato (1968). Girato sulle spiagge assolate della Sardegna e a Porto Cervo, in pieno fervore di turisti benestanti ma non eccessivi: sorseggiano un bitter rosso al tavolino di un bar. “La famiglia è povera, c’è un solo paio d’occhiali, chi sarsa prima ce vede“, dice Ferruccio Amendola in “Donne, botte e bersaglieri” dello stesso anno e regista. I protagonisti sono alle prese con il servizio militare, e Little dovrà cantare anche alla festa del colonnello. Ma si rifiuta nonostante i 15 giorni di licenza premio: “Non possiamo farlo cantare con gli occhiali neri?“. risposta di Amendola: “Si, famo il sor Capanna.. c’ha un livido che gli arriva fino ar collo!“.

Ne “L’odore della notte” (1998) di Claudio Caligari, film drammatico sulle bande criminali della Roma anni 70, Little Tony è tra le vittime di rapine in villa. Il rapinatore Marco Giallini lo costringe a cantare “Cuore matto” dopo avergli puntato una pistola in testa: “Ah Tony, non ci siamo capiti. Mi devi fare anche il basso. Ah Tony, non mi deludere! Vai Tony!”, e lui, senza scomporsi, “Tu-tu tu-tu tu-tu tu-tu. Il cuore matto / che ti segue ancora…”. “Cuore Matto” la volle anche Pedro Almodovar nel film “La Mala Educacion” (2004). Sud Side Story” del 2000, è invece, una rivisitazione musicale e palermitana di “Romeo e Giulietta“, ambientata ai nostri giorni. C’è Mario Merola nel ruolo di Re Vulcano, e Toni Giulietto, sgangherato cantante di piazza il cui idolo è Little Tony. La sequenza cult del film è il duello canoro con Merola. Memorabile la battuta di Little: “Sei fortunato, mi stanno aspettando sulla strada di Memphis”, citando la canzone country incisa nell’album “Se Io Fossi Nato in Texas“. Attore in “Vita Smeralda” (2006), fino la sua ultima presenza sullo schermo nel 2008, quando il regista Sergio Martino lo ha voluto ne “L’allenatore nel pallone 2“. 

Era uno sguardo d’amore..

Nei musicarelli era chiamato a incarnare un mito di casa nostra, sulla costante dell’autoironia. Il ragazzo conquistatore con il ciuffo. Neanche la figlia Cristiana l’ha mai visto con i capelli bianchi: il nero corvino era sinonimo di giovinezza. Little Tony li fece tingere anche all’autista del pulmino che li accompagnava ai concerti, e a tutti i musicisti, compreso suo fratello. Dovevano essere “ragazzi” sul palco. La maturità, pesante come una zavorra, non l’ha mai conosciuta Little: l’eterno ragazzo del Piper, l’italiano con la chitarra da rock ‘n roll. Lui ti faceva il rock piegando le ginocchia, si chinava sul microfono come in un bacio ad una dama, ancora a 72 anni. E si buttava per terra sul palco, e sceso, saltava su una spider. Uno dei bolidi della sua vasta collezione di automobili, Ferrari in gran parte.

Il sogno iniziò quando lui debuttava sui palchi dei ristoranti dei Castelli Romani. Quando il fratello Enrico gli aveva portato a casa i primi dischi provenienti dall’America. Ma quei musicarelli, stroncati dalla critica, che guadagnavano al botteghino, resero amabilmente vero quel ragazzo disobbediente, impunito, ma di cuore. Il regista Ruggero Deodato dichiara nel suo libro: “Little Tony non aveva nessuna formazione come attore ma era talmente sicuro di sé… e poi lui non recitava, era semplicemente Tony, il Grande Tony. Era spontaneo“.

Federica De Candia per Metropolitan magazine